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Strage in disco. Ugo tiene la bocca chiusa, l’amico no: “Non c’entro niente con loro”

San Cipriano d’Aversa. A parte due degli indagati, ieri Cavallari e oggi Akari, il resto della ‘banda’ dello spray accusata di aver provocato la strage di Corinaldo a dicembre scorso si avvale compatta della facoltà di non rispondere davanti al gip in carcere a Modena. Stessa linea per il titolare del compro oro Andrea Balugani, il ‘nonno’ 65enne indagato poiché ritenuto essere presunto ricettatore della banda.

Ugo di Puorto e Raffaele Mormone, difesi dall’avvocato Pier Francesco Rossi, come lo stesso avvocato ha spiegato, potrebbero chiedere di essere sentiti nei prossimi giorni. Non hanno parlato nemmeno Badr Amouiyah e Souhaib Haddada. Quest’ultimo a differenza degli altri ha affrontato l’interrogatorio di garanzia a Ravenna dove è stato arrestato sabato.

Dopo il primo interrogatorio, ieri a Genova, per uno dei presunti capibanda, Andrea Cavallari, oggi sono stati ascoltati, infatti, gli altri cinque giovani indagati. Si tratta di Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Moez Akari, Badr Amouiyah detenuti a Modena e Souhaib Haddada detenuto a Ravenna, e Andrea Balugani, il 65enne accusato di ricettazione. La banda sceglie per ora la linea del silenzio, avvalendosi davanti al giudice della facoltà di non rispondere, in maniera quasi compatta. Non si rompe il patto tra Di Puorto e il cugino Mormone, ma oggi un altro arrestato ha parlato sui fatti di Corinaldo.

Si tratta Moez Akari che, come Andrea Cavallari, si è avvalso della facoltà di non rispondere per tutti i capi di imputazione tranne per quelli legati alla tragedia della discoteca anconetana, dai quali ha preso le distanze. Il suo avvocato Gianluca Scalera ha spiegato all’ansa che il suo assistito era lì “ma non c’entra niente con il discorso dello spray” e “non ha avuto alcun tipo di contatto con gli altri, alcuni dei quali nemmeno conosceva”. “I miei assistiti non danno la colpa a nessuno”, ha precisato Scalera che difende anche Cavallari e Haddada, “dicono che non sono stati loro, che non hanno utilizzato lo spray e che non hanno avuto contatti con gli altri indagati”.