Caserta. I “piaceri”. Un termine ricorrente nelle pagine dell’ordinanza notificata questa mattina a 6 persone. Sono quelli che si scambiano medici e funzionari. Esami senza passare per le centro delle prenotazioni, corsie preferenziali ad uso e consumo di amici e parenti. Un cerchio spezzatosi stamattina con il blitz dei Nas ma già incrinato da un’altra inchiesta, appartentemente lontanissima da ciò che accadeva all’interno dei locali di via Tescione.
E’ durante le indagini sulla latitanza di Pasquale Scotti che gli inquirenti della Dda di Napoli si imbattono in alcune telefonate della sorella Vincenza Scotti ritenute “ambigue”, da cui emergono i fili di un’associazione a delinquere operante all’interno dell’ospedale di Caserta e molto ben radicata, che sfrutta le risorse della struttura pubblica in modo “privatistico” e che vede al vertice il primario del reparto di Patologia clinica Angelo Costanzo (in pensione dal 2018), la collaboratrice Angelina Grillo, e decine di dipendenti, tutti partecipi e consapevoli dell’andazzo illecito. La Dda passa le carte alla Procura competente, quella di Santa Maria Capua Vetere guidata da Maria Antonietta Troncone; gli accertamenti vengono affidati alla sezione criminalità economica diretta dall’Aggiunto Antonio D’Amato, che delega i Nas del colonnello Vincenzo Maresca.
L’inchiesta inizia nel 2015 e va avanti fino al 2017, biennio in cui l’ospedale di Caserta è sciolto per infiltrazioni camorristiche e amministrato da una commissione formata da tre funzionari, uno dei quali, Leonardo Pace, indagato per essere stato beneficiario di esami senza passare per il cup, come i normali cittadini; con lui sono indagati, sempre per “piaceri” ottenuti sottoforma di esami clinici, i funzionari in servizio come Diego Paternosto (primario del Pronto Soccorso), Giovanni Sferragatta (Direttore dell’Unità Sistemi Informativi), gli ex primari Andrea Di Lauro, Giuseppe Belfiore e Franca Cosima Cincotti, l’ex direttore sanitario Giulio Liberatore.