Caserta. La laurea, il matrimonio, il lavoro in uno studio legale, il volontariato con l’Unicef. Salvatore Narciso era fino ieri a mezzogiorno quello che tutti definiscono uno “stimato professionista”. Da 24 ore è “il mostro, un diavolo” per usare le parole disperate della moglie, straziata dal dolore più grande: aver perso la piccola Ginevra per mano dell’uomo che aveva sposato. L’uomo che da un giorno non parla e non ha fornito una spiegazione dell’azione più agghiacciante che un essere umano possa compiere.
Dove essere sentito in queste ore, ma è stato rinviato a causa delle “delicate” condizioni fisiche e psichiche l’interrogatorio di Salvatore Narciso, l’uomo accusato di aver lanciato ieri dal balcone la figlia di 16 mesi uccidendola ed aver tentato poi il suicidio buttandosi nel vuoto e rimanendo gravemente ferito. Lo ha deciso il magistrato che indaga sulla tragedia di San Gennaro Vesuviano. Concorderà una nuova data dopo aver sentito il parere dei medici. Per il momento rimane piantonato e nessuna misura è stata ad oggi decisa nei suoi confronti.
Narciso lavorava come dipendente in uno studio legale di Caserta dove viveva con la moglie Agnese. Era laureato e non aveva mai avuto una denuncia a suo carico. Era anche volontario Unicef. Un uomo distinto diventato la più feroce delle belve nel volgere di pochi istanti.