MADDALONI. Novantanove anni esatti di reclusione. Il gup ha inflitto un secolo di carcere agli 11 indagati processati con rito abbreviato nell’inchiesta della Dda sullo spaccio di stupefacenti alla “Cucciarella”. I reati contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla commercializzazione di stupefacenti, aggravato dal metodo mafioso.
Il pubblico ministero della Dda di Napoli Luigi Landolfi aveva chiesto nel corso della requisitoria il doppio delle condanne inflitte questa mattina. L’attività è una costola dell’indagine partita a seguito dell’omicidio di PANIPUCCI Daniele, freddato con un colpo d’arma da fuoco al volto in Maddaloni, nella serata del 25.5.2016.
Nell’ambito delle attività investigative sono stati acquisiti elementi atti a dimostrare la perdurante esistenza, sul territorio di Maddaloni, di un’associazione per delinquere finalizzata all’approvvigionamento e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e crack e il “controllo” operato sulla commercializzazione degli stupefacenti, dapprima da ESPOSITO Antonio, nella sua veste di reggente del locale sodalizio di stampo camorristico e poi da MASTROPIETRO Antonio, che assumeva la gestione del clan dopo l’arresto dell’Esposito del 31.8.2016.
Le indagini della Squadra Mobile di Caserta, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno dunque svelato l’estensione sul territorio maddalonese di una lucrosa e capillare attività di spaccio, svolta senza tregua, in un quartiere desolante e degradato, attività che aveva attirato gli interessi del clan Belforte, che da sempre esercita il controllo sul territorio di Maddaloni.
In particolare, le attività investigative, oltre a delineare il ruolo di ognuno degli indagati, hanno consentito di individuare le maggiori piazze di spaccio maddalonesi e ricostruire le modalità di funzionamento della commercializzazione al dettaglio delle droghe, confermando, ancora una volta, la centralità del Rione IACP di via Feudo 54, sede di ben tre gruppi di spaccio facenti capo rispettivamente a Romano Fabio, alla famiglia Gagliardi/Bernardi e alla famiglia Zampella/Stefanelli, nel quale rivestiva un ruolo centrale, un figlio, all’epoca minorenne, che è stato altresì attinto da altro provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale per i Minorenni di Napoli.
Le investigazioni, inoltre, hanno palesato le attività di spaccio del gruppo facente capo a Padovano Antonio che, benché detenuto agli arresti domiciliari, non ha esitato a coinvolgere nelle attività di approvvigionamento e spaccio l’intera famiglia, compresa la moglie, all’epoca incinta, la sorellastra, nonché la nipote minorenne e il suo fidanzato. Il gruppo facente capo a Padovano Antonio aveva come canale di approvvigionamento dello stupefacente il casertano Belvedere Luigi, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti, il quale, per il tramite del cugino Belvedere Pietro, riforniva quotidianamente di cocaina il gruppo di Padovano per le successive operazioni di spaccio al dettaglio.
GLI INDAGATI E LE CONDANNE
- BELVEDERE Pietro, nato a Maddaloni, classe 1988 6 anni e 6 mesi
- CECERE Vincenzo, nato a S. Maria C.V., classe 1964 5 anni e 8 mesi
- MADONNA Giuseppe, nato a Maddaloni, classe 1992 7 anni e 2 mesi
- MASTROPIETRO Antonio, nato a Maddaloni, classe 1978 12 anni e 10 mesi
- PADOVANO Antonio, nato a Maddaloni, classe 1977 13 anni e 8 mesi
- ROMANO Fabio, nato a Maddaloni, classe 1990 11 anni
- STEFANELLI Antonietta, nata a Maddaloni, classe 1975 10 anni
- TAGLIAFIERRO Antonio, nato a Maddaloni, classe 1989 10 anni e 6 mesi
- TAGLIAFIERRO Mariano, nato a Maddaloni, classe 1996 4 anni
- TEDESCO Biagio, nato a Maddaloni, classe 1992 7 anni
- ZAMPELLA Aniello, nato a Caserta, classe 1999 10 anni e 8 mesi