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TUTTI I NOMI. Finanza scopre maxi frode nel food, 3 arresti: sequestro record

Marcianise. Nella mattinata di oggi i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Leone Stefano Cicala, classe 1966, Ahmed Abdelmoeti Abdelfattah, classe 1990 egiziano, e Antonio Caldore, classe 1974. Sono tutti accusati di frode fiscale e sono stati messi ai domiciliari. Nel contempo si è proceduto al sequestro di beni per 9 milioni di euro.

Nel mirino è finita una società con sede a Marcianise attiva nel commercio all’ingrosso di bevande, vini e prodotti alimentari. Gli indagati sono accusati di essere coinvolti in svariate condotte fraudolente in delitti tributari; contestata l’emissione e l’utilizzo nelle dichiarazioni fiscali di fatture per operazioni inesistenti, oltre all’impiego illecito di falsi crediti Iva portati a compensazione dei debiti tributari.

Le operazioni commerciali fittizie sono state realizzate, secondo la Procura, tra il 2015 e il 2017. Gli arresti arrivano al termine di un’indagine avviata dopo un controllo fiscale eseguito nel 2017 dall’Agenzia delle Entrate nei confronti della C.L.S. Srl, società attiva nel commercio all’ingrosso di bevande non alcoliche il cui rappresentate legale è Stefano Leone Cicala.

Nel corso dell’inchiesta le fiamme gialle hanno perquisito sia la sede della C.L.S. che l’abitazione di Cicala acquisendo copiosa documentazione: dagli atti è emersa una frode fiscale da 9 milioni di euro. Si tratta di una ingente evasione che sarebbe stata messa in piedi, stando a quanto evidenziato dalle fiamme gialle, con società cartiere individuate ne “La Casa Nuova” con sede legale ad Afragola nella “BB.Det Import Export” di Santa Maria Capua Vetere, entrambe impegnate nel settore del commercio all’ingrosso di saponi e detersivi. I rappresentati legali delle due società sono Caldore e Abdelfattah.

Dagli accertamenti è emerso che queste due imprese, prive di qualsiasi struttura, personale e mezzi, si erano interposte in maniera fittizia tra la Cls e gli acquirenti delle merce. In tre anni avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti con applicazione dell’Iva nei confronti della C.L.S., per oltre 20 milioni di euro, poi contabilizzate e utilizzate da quest’ultima. L’illecito profitto è stato quantificato in 9 milioni di euro, la somma che questa mattina le fiamme gialle hanno sequestrato a margine degli arresti.