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Imprenditore rapito dai rivali e costretto a tradire il suo clan: “Volevo ucciderlo, poi fece i nomi”

Marcianise. Parlare e salvarsi ma tradire il clan. Stare zitto e rischiare di pagare un prezzo altissimo. Un bivio da brividi. Una scena da “Gomorra”, simile a quella vista in tante serie tv, ma per una volta era tutto vero.

Lo spada di Damocle sulla testa di un costruttore sanciprianese vicino ai Piccolo l’avevano messa i rivali dei Belforte: erano pronti a ucciderlo se non avesse rivelato i segreti dei rivali. A riferirlo è stato il collaboratore di giustizia Bruno Buttone, nel corso di un interrogatorio finito nell’ultima indagine sulla criminalità organizzata di Marcianise.

“Poco dopo la scarcerazione del 2005 io avevo deciso la sua eliminazione perchè era a tutti gli effetti un affiliato al clan Piccolo” ha dichiarato Buttone riferendosi all’imprenditore di San Cipriano. “Ne fu decisa l’uccisione in quanto si occupava di estorsioni per conto del clan Piccolo. In particolare essendo imprenditore lui faceva da tramite con gli imprenditori per conto del clan”.

“In quel periodo lui si era recato più volte, per imporre l’estorsione per conto del clan Piccolo, ad un imprenditore che stava realizzando degli appartamenti in zona San Leucio a Caserta per il quale è stato anche arrestato. Quest’imprenditore aveva già pagato l’estorsione a me (e quindi al clan Belforte) ma lui si era recato sul cantiere per chiedere l’estorsione per conto dei Piccolo. Per questo avevo deciso l’eliminazione”

“Avendolo fatto controllare ci accorgemmo che ogni domenica si recava al negozio della figlia all’interno del centro commerciale a Capodrise. Pertanto incaricai Piccolo Gaetano “Tavernello”, Salvaotre, il cugino di Felice Napolitano, Pinuccio Sparaco e Daniele Rivetti di prelevare questa persona Effettivamente questa persona fu prelevata dai soggetti e portava a casa della figlia di Tavernello a Capodrise, nell’immobile sequestrato. Nonostante fosse stata decisa la sua eliminazione – conclude Buttone – decisi di soprassedere in quanto ci fornì importanti notizie in merito alle persone che componevano il clan Piccolo, comprese anche persone di Casale.”