Casal di Principe. Il colpo mortale per gli interessi sul gioco d’azzardo da parte dei gruppi Venosa e Schiavone può è arrivato nel pomeriggio. La Corte di Appello di Napoli ha infatti confermato la condanne per 26 persone, coinvolte nell’operazione Jackpot, riducendo però parte delle pene inflitte in primo grado. Nel 2017 l’operazione portò a 46 arresti.
La requisitoria del 1° febbraio
Nel corso della requisitoria dello scorso 1° febbraio il procuratore generale invocò la conferma delle condanne di primo grado per Giuseppe Bianchi (6 anni), Augusto Bianco (8 anni), Anna Cammisa (2 anni e 8 mesi), Salvatore Cantiello (8 anni), Anna Cerullo (2 anni e 8 mesi), Salvatore Frattoluso (10 anni e 8 mesi), Juri La Manna (4 anni), Angelo Mennillo (2 anni e 4 mesi), Ettore Pacifico (2 anni e 8 mesi), Angelina Simonetti (2 anni e 8 mesi), Antonio Simonetti (2 anni e 8 mesi), Massimo Venosa (10 anni), Silvana Venosa (2 anni e 8 mesi) e delle assoluzioni per Mario Bianchi e Antonio Cantiello e la riduzione per Gennaro D’Ambrosio a 7 anni e 6 mesi, per Massimiliano D’Ambrosio 7 anni e 10 mesi, per Angelo D’Errico 8 anni e 4 mesi, per Raffaele Micillo 3 anni, per Vittorio Pellegrino 6 anni e 8 mesi, per Pasquale Picone 5 anni e 8 mesi, per Mario Pinto 6 anni e 2 mesi, per Angelo Prece 6 anni e 8 mesi, per Salvatore Rossi 7 anni e 6 mesi, per Giuseppe Verrone 7 anni e 6 mesi, per Giuliano Venosa 7 anni e 5 mesi, per Teresa Venosa 6 anni e 8 mesi, avendo questi aderito al concordato.
La sentenza
Al termine del processo di secondo grado i giudici di Appello hanno emesso la loro sentenza. Il verdetto di primo grado è stato confermato solo per Giuseppe Bianchi (6 anni); Augusto Bianco (8 anni); Salvatore Cantiello (8 anni), Massimo Venosa (10 anni), il collaboratore di giustizia Yuri La Manna (4 anni), Antonio Venosa (5 anni). Riduzioni invece per gli altri imputati; sono stati inflitti 2 anni e 4 mesi ad Anna Cammisa; 9 anni e 10 mesi a Gennaro D’Ambrosio; 9 anni e 4 mesi a Massimiliano D’Ambrosio, di Casaluce; 9 anni e 4 mesi per Teresa Venosa; 11 anni e 8 mesi per Giuseppe Verrone; 10 anni e 4 mesi per Giuliano Venosa; 10 anni e 4 mesi per Angelo D’Errico; 9 anni e 4 mesi per Salvatore Frattoluso; 2 anni e 4 mesi per Ettore Pacifico; 7 anni a Pasquale Picone; 9 anni per Vittorio Pellegrino; 9 anni per Mario Pinto; 9 anni per Angelo Prece; 2 anni per Angelo Mennillo; 3 anni e 8 mesi per Raffaele Micillo; 2 anni per Angelina Simonetti; 2 anni per Silvana Venosa; 2 anni per Anna Cerullo;
Le accuse sono quelle a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ricettazione, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e commessi per agevolare il clan “dei Casalesi”.
L’inchiesta
L’indagine ha consentito di ricostruire l’articolazione del sodalizio criminale operante nei comuni dell’Agro Aversano, riconducibile al clan “dei Casalesi”, fazione “Schiavone-Venosa”, dedita, tra l’altro, al racket delle estorsioni e alla gestione delle piattaforme di gioco on line. L’Antimafia ha ricostruito l’articolazione di un’associazione di tipo camorristico, operante nei comuni dell’Agro Aversano, riconducibile al clan dei casalesi-fazione Schiavone-Venosa il cui reggente pro-tempore era Venosa Raffaele, divenuto collaboratore di giustizia a seguito dell’arresto del maggio 2015.