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“I Belforte non contano più niente”: il monito ai baristi. Ecco quanto pagavano e cosa dovevano fare

Marcianise. “A Marcianise i Belforte non contano più niente”. Quelle parole che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe osato pronunciare, riecheggiavano già nel 2015 in molti locali di Marcianise. Bar, soprattutto, dove gli emissari della cosca storicamente rivale, i Quaqquaroni, andavano a imporre caffè e videopoker, soppiantando quello per anni era stato un vero e proprio monopolio.

 

A raccontarlo, proprio sul finire del 2015, è stato il figlio del boss che quel monopolio aveva instaurato e poi controllato. Si tratta di Camillo Belforte, erede del capoclan Salvatore e poi divenuto collaboratore di giustizia. Nel suo racconto individua anche un emissario dei Piccolo nei bar, Antonio Nacca: “Dava fastidio ai gestori dei bar chiedendo somme di denaro di due/trecento euro al mese e in quelle occasioni diceva che i gestori dei bar non dovevano più installare le macchinette di Mauro Russo o prendere il caffè che distribuiva Salvatore Buttone perchè ormai a Marcianise i Belforte non contavano più e chi comandava erano loro volendo riferirsi al gruppo Piccolo-Letizia.”

 

“In particolare Nacca in quel periodo frequentava l’abitazione di Antonio Letizia, si incontrava spesso con la moglie di Antonio, Palma, e inoltre il figlio di Antonio Letizia, Vincenzo spesso frequentava l’abitazione di Antonio Nacca e pertanto Antonio diceva di essere il ragazzo di Antonio Letizia e quindi di operare per conto in attesa della sua scarcerazione.”