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Giovane veggente di Casapesenna: “Don Barone vittima di una congiura”

Casapesenna. “Padre Barone ha fatto solo del bene, a tutti e a me, in particolare, mi ha aiutato e, come mi era stato anticipato da un altro prete, mi ha liberato dal diavolo l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata. Da quel momento, ho ricevuto un dono, sono stata il tramite della Vergine Maria. Vedevo me stessa dal di fuori, parlare con voce d’altri”. È la testimonianza choc della piccola «veggente» di Casapesenna che, come riporta il Mattino, dopo un anno di post su Facebook infarciti di fede, è stata chiamata a parlare, in aula, della sua esperienza mistica, del suo rapporto con Dio, delle sue «visioni» quelle che, secondo le adepte che hanno sbugiardato il «sistema Casapesenna», le consentivano di parlare ora con la voce della Madonna, ora con quella di San Michele. Visioni che, ha confermato suo padre, anch’egli ieri sul banco dei testimoni, sono andate avanti «anche dopo l’arresto di Barone».

Maria oggi ha vent’anni, ma non era ancora maggiorenne quando l’affidarono a padre Michele Barone, il sacerdote sotto processo per abusi su minore e violenza sessuale su due ventenni. Secondo il gip che lo ha arrestato, Barone si fingeva esorcista e usava i rituali per malmenare le ragazzine o approfittarsi di loro. Anche Maria era tra quelle giovani indemoniate affidate al prete al centro dello scandalo. Ma la sua esperienza, evidentemente, almeno dal suo punto di vista, è stata tutt’altro che traumatica.

Dopo essere stata «liberata» dal demonio, dicono i fedeli di Casapesenna, e lo ha detto lei stessa, Maria è diventata un «tramite» della Madonna che, attraverso di lei, avrebbe comunicato i suoi messaggi ai devoti della cappellina poi finita sotto sequestro. «Dopo che la Madonna faceva il discernimento io uscivo dal mio corpo e vedevo me parlare con la voce di altre persone». Con la sorella del prete a un centimetro dalla porta chiusa dell’aula, in abiti da suora benché quell’ordine cui appartiene non sia mai stato riconosciuto, e le altre fedeli appollaiate davanti all’aula 13 del Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, dove si è tenuta ieri l’udienza, come sempre a porte chiuse, la giovane veggente ha raccontato la sua versione dei fatti. Nonostante la porta chiusa, la sua voce si sentiva chiara dall’anticamera dell’aula. E lei, sul banco dei testimoni, a due passi da don Barone, ormai da un anno in carcere con accuse gravissime dalle quali sta tentando di scagionarsi. Secondo Maria don Barone è precipitato perché vittima di una congiura.