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I NOMI. Dolci e pizzini del boss, 11 indagati. L’interrogatorio del patron

Casapesenna. Interrogatorio lampo questa mattina al carcere di Secondigliano per Giuseppe Santoro, uno dei titolari della catena Butterfly, arrestato ieri in un blitz congiunto di polizia di Caserta e Dia di Napoli. Il 51enne, assistito dall’avvocato Vittorio Giaquinto, si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere. Con lui è stato tratto in arresto ieri anche l’altro titolare, il 47enne Pasquale Fontana. I due rispondono di associazione per delinquere di tipo mafioso e del delitto di intestazione fittizia di beni, aggravata dal metodo mafioso.

Nell’inchiesta ci sono anche 9 persone indagate a piede libero per intestazione fittizia di beni: Gianpaolo Argentino, Annalisa Lese, Giuseppe Lese, Antonio Napoletano, Daniele Cipriano Nuscher, Giuseppe Petrillo, Michelina Rossi, Antonietta Auriemma e Antonio Santoro.

L’attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ha permesso di svelare la partecipazione attiva del “clan dei Casalesi”, e in particolare della fazione Zagaria, in importanti settori dell’imprenditoria, e in particolare, nella collocazione sul Territorio Nazionale di pasticcerie, rivelando sia il tentativo di infiltrazione nel tessuto economico-sociale dell’Emilia Romagna da parte di imprese nate e operanti in territorio campano, sia l’intestazione fittizia delle stesse a soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita del predetto aggregato camorristico.

L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, corroborate da dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia sull’argomento, ha consentito di accertare che gli indagati organizzavano incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati al fine di pianificare le attività del clan e che Santoro Giuseppe, oltre ad ospitare Zagaria nella propria abitazione e in quella di suoi stretti familiari, metteva a disposizione di diversi affiliati il locale pasticceria “Butterfly” di Casapesenna per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan durante la sua latitanza. Santoro, inoltre, riceveva un grosso finanziamento da Zagaria, con cui era in società, che gli consentiva di estendere l’attività commerciale della Butterfly s.r.l. aprendo vari punti vendita sul territorio campano e napoletano, presso i quali venivano, poi, assunti diversi parenti di affiliati al clan, al fine di procurare loro un lavoro apparentemente lecito.