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I NOMI DEGLI INDAGATI. Clan e ferrovie, coinvolti gli Schiavone: spuntano i soggiorni in costiera

Caserta. I Carabinieri di Caserta, su delega della Dda di Napoli, stanno eseguendo una serie di perquisizioni a Napoli e a Roma, nella sede di Rfi e negli uffici di alcuni dirigenti della stessa società nell’ambito di un’inchiesta anticorruzione su appalti concessi a ditte ritenute riconducibili, a detta degli inquirenti, a imprenditori strettamente legati al clan dei Casalesi. Una decina gli indagati per corruzione e turbativa d’asta, reati aggravati dall’aver agevolato un clan di mafia.

I nomi

Tra gli indagati della inchiesta su una presunta corruzione nell’assegnazione di appalti da parte di Rfi a ditte riconducibili a imprenditori molto vicini al clan dei Casalesi, e in particolare al boss in carcere Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, ci sono Nicola e Vincenzo Schiavone, lontani parenti del capo clan. Con loro anche dipendenti Rfi, tra cui tre alti dirigenti. Uno è Massimo Iorani, a capo del Dac (Direzione acquisti di Rfi), che secondo l’attività investigativa è risultato molto amico di Nicola Schiavone che lo avrebbe ospitato in noti alberghi della costa campana, e al quale Schiavone, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe dato una grossa mano affinchè facesse carriera. Un altro dirigente indagato è Paolo Grassi che, secondo la Dda (pm Ardituro e Arlomede coordinati dall’aggiunto Frunzio) si sarebbe occupato di alcuni appalti finiti nelle mani delle aziende riconducibili a Nicola Schiavone. Il terzo dirigente di Rfi è Giuseppe Russo, dirigente del Dipartimento Trasporti a Napoli

Il primo lancio

Caserta. Si apre un nuovo fronte di indagine sul versante appalti e Casalesi. In queste ore sono in atto da parte dei carabinieri alcune perquisizioni nei confronti di una società per verificare i collegamenti con la fazione Schiavone del clan dei Casalesi. Gli uomini della Benemerita stanno setacciando gli uffici del gruppo a Roma e tre abitazioni, tra cui quella di un manager.

 

Si tratta di un nuovo filone di indagine aperto dai pm Antimafia e che riguarda anche imprenditori vicini al clan dei Casalesi, alcuni dei quali peraltro indagati. Le ipotesi di reato vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla corruzione fino alla turbativa d’asta.