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Inchiesta lire, 14 indagati: c’è un manager di banca. I ruoli

Acerra/Aversa. Si allargano toccando perfino la svizzera le indagini sul business delle conversione delle lire che ha portato ieri all’arresto di quattro persone. L’unico finito in carcere è Gaetano Munginguerra, assolto dal maxi processo Spartacus e poi coinvolto (con giudizio pendente),  in un fatto di sangue della stagione di terrore dei Casalesi.

Ai domiciliari sono finiti Fulvio Ciaciaruso, l’acerrano Antonio Schiavone e uno stimato manager bancario. Si tratta di Giovanni D’Elia, residente a Calvi Risorta ed ex direttore di banca. Altre dieci persone sono indagate a piede libero dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, ma l’indagine potrebbe allargarsi anche alla luce delle risultanze investigative nelle mani delle fiamme gialle.

C’è un’importante mole di intercettazioni telefoniche dalle quali sono emersi contatti in diverse parti d’Italia per convertire le lire fuori tempo massimo. Sono una cinquantina le persone non indagate, ma comunque a conoscenza dell’affare. Sono due i filoni su cui si punta a partire  dall’intercettazione di una conversazione in cui gli indagati fanno chiaro riferimento a un’ingente somma – ben 20 miliardi di vecchie lire, in sostanza dei “fondi neri” – da convertire in euro.

La Finanza ha scoperto inoltre che lire “sporche” stavano per prendere la strada della Svizzera: in una banca elvetica, infatti, sarebbe dovuta avvenire la ‘conversione’ finale tra vecchia e nuova valuta. E anche su questo sono in corso ulteriori accertamenti. I quattro, che acquistavano le lire, avevano anche stilato un tariffario: una somma oscillante tra i 35 e i 42 euro a fronte di 200mila lire. Agli intermediari, invece, andava una commissione del 2%.