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Stasera il film documentario su don Peppe Diana

Casal di Principe. Don Peppe Diana, il martire del riscatto è il docufilm realizzato dal giornalista Luigi Ferraiuolo, in onda questa sera, lunedì 18 marzo, alle ore 22.50 su Tv2000. Il docufilm viene messo in onda proprio alla vigilia del 25 anniversario della morte del sacerdote di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994 in chiesa, nel giorno del suo onomastico. Nel documentario le interviste agli amici più cari e ai parenti di don Diana: dal sindaco di Casal di Principe di allora e oggi Renato Natale, alla madre Iolanda Di Tella, dai giornalisti Raffaele Sardo e Nicola Alfiero, che firmarono con don Diana alcuni documenti contro i clan. Tra le testimonianze più significative quelle del confessore di don Diana, don Clemente Petrillo, e di colui che si può definire il ‘padre spirituale’, insieme con don Tonino Bello: il vescovo emerito di Caserta e Sessa Aurunca, monsignor Raffaele Nogaro.

 

Ma anche quella del giudice Raffale Cantone, che è della stessa diocesi di don Diana, e di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e amico di don Peppe. Il documentario è aperto da Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio. Nel lungometraggio anche le testimonianze di chi non è andato via e ha ‘resistito’ alla camorra, innescando la rivoluzione positiva di Casal di Principe.

 

“Abbiamo voluto realizzare questo documentario – spiega il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante – affinché la voce, la storia, gli insegnamenti di don Peppe Diana rimanessero vivi e non sbiaditi dal passaggio del tempo. Abbiamo cercato attraverso le tante testimonianze di far memoria di un parroco che ha pagato con la vita il suo non volersi piegare al male. Don Diana, come un anno prima a Palermo don Pino Puglisi, sacrificò la sua vita per difendere la libertà della sua terra e del suo popolo. Aveva soli 36 anni – ricorda il direttore di Tv2000 – quando venne ammazzato dalla camorra nel giorno di San Giuseppe, festa del papà. Oggi lo ricordiamo come un padre che lascia in eredità ai figli la capacità di denunciare e smascherare con forza e senza tentennamenti il male prodotto dalle mafie”.