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Le parole del capitano Ultimo agli studenti del Foscolo di Sparanise

Sparanise. I peggiori sono sempre quelli che rimangono dietro una finestra a guardare

 Con questa frase il Capitano Ultimo ha aperto la conferenza che lo ha ospitato lunedì 11 Marzo nell’Istituto Ugo  Foscolo in via Calvi a Sparanise. Molta è stata la partecipazione e l’attenzione non solo delle classi IV e V  ma della cittadinanza stessa.

 

Il Capitano Ultimo è il carabiniere che nel 1993 ha messo le manette ai polsi del boss di Cosa Nostra, Totò Riina. Nato a Montevarchi, in provincia di Arezzo, nel 1961 è passato alla storia per uno storico evento, molti lo vedono come un Eroe, un esempio di vita eppure Sergio de Caprio, , è una persona “Umile” che si sente di aver compiuto semplicemente il suo dovere e che ancora oggi si vede in giro solo con il volto coperto.

Lunedì 11 Marzo il Capitano Ultimo ha incontrato gli alunni delle classi IV e V dell’istituto Foscolo di Sparanise e i curiosi che sono accorsi alla conferenza, parlando con tono amichevole della sua vita e del suo operato.

 

Oggi mi batto per una legge basata sull’equità e vivo come tutte le persone con i miei sogni, le mie amarezze e le mie gioie . Io credo che uguaglianza e fratellanza siano la legge più bella da portare avanti e ho raccontato tutto questo ai ragazzi per suscitare in loro una coscienza di cittadinanza attiva”. racconta il capitano Ultimo, all’anagrafe Sergio De Caprio.

 

La conferenza si è svolta in due punti salienti: un’intervista da parte di Salvatore Minieri  e alcune domande di studenti e curiosi in sala.

 

Che cosa vuol dire oggi essere un Carabiniere?

 

Quella mattina del 15 Gennaio 1993 in una piccola Citroen  a Palermo riuscì a catturare il  Capo Dei Capi, “Totò Rina”  Qual’ è il ricordo più nitido di quel giorno? Questi uomini andarono via senza accendere le sirene, in silenzio, invisibili. Che cosa ricorda di quella mattina?

Ricordo la tensione. Quella che c’è sempre quando uno fa un lavoro di squadra. La tensione di non essere individuati, invisibili.

 

 

La carriera: da allievo a capitano del Ros

Ex allievo della”‘Nunziatella”, tenente al termine dell’Accademia Militare di Modena, chiede di essere trasferito in Sicilia poco più che ventenne, dove presta servizio per due anni come Comandante della Compagnia di Bagheria. Qui nel 1985, arresta i latitanti Vincenzo Puccio e Antonino Gargano, braccio destro di Bernardo Provenzano e killer del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile. Dopo i risultati ottenuti in Sicilia nella lotta alla mafia, viene trasferito a Milano, dove diventa capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale). È qui che Ultimo fonda il Crimor, un’Unità Militare Combattente operativa a Palermo dal settembre 1992 e sciolta nel 1997.

 

Ci vuole raccontare che cos’è questa CRIMOR che poi è stato il gruppo storico che ha portato ha tutti i successi   in campo della Polizia Giudiziaria?

Io sono una persona semplice sono uno di voi e vi chiedo scusa per tutte le cose che avrei potuto fare e non sono riuscito a fare.

 I soldati sono un mondo bello che va protetto perché appartiene al popolo. I soldati di cui parliamo oggi avevano 16/17 anni,  sono persone come voi, che volevano un qualcosa in più per il loro Paese e lo hanno fatto difendendolo. Questo paese esiste grazie al loro Coraggio.

Voi farete come loro perché avete la forza, la sensibilità, la rabbia di cambiare questo Paese, questo Mondo  e lo cambierete! Perché questi soldati sono da prendere esempio? Perché nel soldato c’è l’Uguaglianza e la Fratellanza che mettono in atto ogni giorno nella quotidianità e nel loro lavoro.

 

 

La rinuncia all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica

Il Capitano Ultimo , nel 2013, è stato il candidato per la carica di Presidente della Repubblica, ottenendo 9, 7 e 8 voti durante il secondo, il terzo e il sesto scrutinio. Nel 2015 il capitano ha poi dato vita a una associazione, la “Volontari Capitano Ultimo Onlus” che, a Roma, in una casa-famiglia, si occupa del recupero e il reinserimento di minori disagiati e figli di famiglie segnate dal crimine. Nel 2018 ha rinunciato all’onorificenza di Cavaliere della Repubblica ricevuta il 2 giugno 2017.

 

Perché ha rinunciato a tale carica?

Ripeto io non sono nessuno per avere una così grande onorificenza. Ho fato quello che andava fatto. Tutto qui.

 

 

Nel 2015 il capitano ha dato vita a una associazione, la “Volontari Capitano Ultimo Onlus” che, a Roma, in una casa famiglia, si occupa del recupero e il reinserimento di minori disagiati e figli di famiglie segnate dal crimine. Dove lei mette tutto il suo cuore e questo è un gesto molto importante a livello umanitario.

 

 

Nessuno dimentica il capitano Ultimo. Arrivati ad un certo punto però a dimenticarselo invece sembra essere lo Stato che dal 3 settembre scorso lo ha privato della scorta. Decisione criticata da tanti politici e dalla società civile, tra interrogazioni parlamentari e petizioni pubbliche, che lui dice di “accettare con gioia”, in un maldestro tentativo di non fare nessuna polemica, ma anche, forse, di dare voce a quella parte di sé che negli insegnamenti di Gesù Cristo vede l’ideale a cui tendere.

 

 

In quei momenti si è sentito abbandonato?

“Sono decisioni che non dipendono da me. Sono decisioni di altri. È sempre bello quando l’altro ti concede qualcosa. Anche l’indifferenza, anche l’abbandono sono dei doni”. E spiega: “Senza scorta si vive come con la scorta: con preoccupazione. Combatto da solo con la stessa gioia, la stessa rabbia, la stessa determinazione. Ma ovviamente quando combatto con altri sono più felice”.

 

Continua poi con un pensiero rivolto al Generale Alberto Dalla Chiesa che  Il 3 settembre 1982, a Palermo venne ucciso insieme a  sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Uccisi dalla mafia che aveva approfittato della “solitudine” a cui il generale era stato consegnato dallo Stato che gli aveva chiesto di tornare a Palermo in veste di prefetto assicurandogli poteri speciali che non gli vennero mai attribuiti. Un pensiero va a lui che non si è fermato davanti a nulla.

 

La parola dopo questa breve intervista da parte di Salvatore Minieri passa ai ragazzi che emozionati sipresentano al capitano e gli pongono qualche domanda di curiosità che l’Umile Capitano è stato lieto di rispondere.

 

La cerimonia si conclude con un regalo ad Ultimo un quandro del  Generale Alberto Dalla Chiesa. Sicuramente sarà stata forte l’emozione per questo Grande Uomo.