Aggiornamento
L’amarezza di Giuseppe, ragazzo preparato, con laurea in Giurisprudenza e Master di Secondo livello a Roma, non è passata inosservata.
Un nostro affezionato lettore, il commercialista Alessandro Fucci della Solving SRL, lo ha subito contattato per un colloquio di lavoro da svolgersi nella sede della sua azienda a Limatola, neanche troppo lontano da dove abita il 28enne.
In bocca al lupo a Giuseppe…
Maddaloni. Il giovane Giuseppe Simone, 28 anni, originario di Maddaloni e residente a Formicola ha scritto una lettera aperta alla rubrica quotidiana Invece Concita, su La Repubblica, in cui Concita De Gregorio accoglie le parole di gente comune, come quelle di Giuseppe, un ragazzo laureato e in cerca di occupazione, che sente intorno vuoto e solitudine.
“Sono Giuseppe, ho 28 anni, vivo in provincia di Caserta e sono laureato in Giurisprudenza presso un’importante e prestigiosa facoltà campana. Dopo la laurea ho proseguito i miei studi con un Master di secondo livello presso una prestigiosa facoltà di Roma e, dopo due stage sono da 5 mesi senza lavoro e senza immediate prospettive all’orizzonte… Vorrei soffermarmi sul concetto di vuoto, l’assenza, la mancanza delle Istituzioni (a tutti i livelli) nel concepire i giovani e la loro energia come qualcosa su cui bisognerebbe seriamente investire”.
“Ma c’è anche un altro vuoto, altrettanto serio. Dopo tanti anni di sacrifici, quando credi di poter finalmente festeggiare coi tuoi genitori che hanno fatto l’impossibile per farti studiare, ha inizio il calvario. Un calvario nel quale si è completamente soli. La speranza che si accende con l’inizio di uno stage si spegne dopo appena sei mesi perché ‘sei davvero bravo, ci hai dato una grandissima mano, ma sai com’è, in questo periodo l’azienda non sta assumendo, ti terremo in considerazione’. E così si riprende la ricerca, centinaia, migliaia di curricula inviati in tutta Italia. Nel 99 per cento dei casi nessuna risposta”.
“Si entra, così, in un tunnel. Una sensazione di vuoto indescrivibile. Ci si sente quasi di troppo per la società, non si trova il proprio posto nel mondo. Chi fine avremmo fatto se non avessimo una famiglia che ci “mantiene” alle spalle?
Chi ci risarcirà per tutto questo? Chiuderò gli occhi e proverò ad immaginare un’Italia che crede davvero nei giovani, che abbia politiche attive del lavoro che funzionino veramente, che abbia centri di orientamento e di supporto per chi cerca lavoro, e che comprenda come sia inaccettabile quella sensazione di vuoto che quotidianamente ci angoscia”.