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La pizza la fanno gli immigrati: da Nello e Sorbillo a lezione di accoglienza

Di 26 Febbraio 2019Attualità, Regionale

REGIONALE (Stefania Mastroianni). Una storia di integrazione che non ha nulla di buonista ci arriva da Caserta e tocca Napoli. Dimostra che, a volte, costruire delle nuove opportunità è possibile, per chi ha voglia di fare e grazie alla presenza forte delle istituzioni.

Questa è la storia di un ragazzo nero di trent’anni che viene dalla Costa d’Avorio, sbarca in Italia, vive da rifugiato e si forma presso lo Sprar casertano come pizzaiolo. Si chiama Ouattara e, come altri immigrati, ha seguito un corso di pizzaioli nella pizzeria Nello a Caserta.

 

Che cos’è lo SPRAR

Lo Sprar è il Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati, facente parte del Ministero dell’Interno, che costituisce il fiore all’occhiello dell’integrazione e grazie al quale si è in parte riuscito a contrastare il business dell’immigrazione.

 

Ad opera di questo sistema è avvenuta la formazione di Ouattara e dei suoi compagni, costruendo una nuova possibilità e prevenendo il rischio di rendere gente come loro manodopera criminale.

Il fatto 

Ouattara e altri venti immigrati dello SPRAR sono stati oggi ospiti della pizzeria di Gino Sorbillo ai Tribunali, uno dei locali simbolo della pizza a Napoli.

Sono stato contattato – racconta Sorbillo – dal responsabile dello SPRAR per dare un segnale di accoglienza, apertura e condivisione qui nel centro storico di Napoli che sta attraversando un momento molto difficile. Spero sia solo il primo di una serie di incontri e scambi di amicizia e accoglienza anche per dare un segnale su territorio che sta diventando difficile e dove ci sono pregiudizi e atti violenti. Io ci metto la faccia e do loro un grande benvenuto, il mio locale è aperto a tutti, a tutte le culture e i colori della pelle“.

 

Ouattara racconta: “Avevo lavorato come cuoco, ma non avevo mai fatto la pizza. Ora ho imparato, quella che mi viene meglio è la Margherita e il mio sogno è di tornare un giorno in Costa d’Avorio per aprire lì una mia pizzeria“. Il che può risultare oltraggioso per i puristi (perché la vera pizza solo a Napoli e in Campania la sanno fare) ma può in qualche modo portare lontano le prelibatezze nostrane e creare lavoro.

 

 

Grazie al corso, uno dei tre immigrati ha trovato occupazione: Opuko Hayford, ghanese, sarà assunto proprio da Nello. “Sono stato in Norvegia, poi in Germania – racconta – ma qui ho trovato casa e ora anche un lavoro. Rispetto la tradizione ma vorrei fare anche innovare nel gusto“.

I ragazzi hanno infatti dato il loro contributo in fatto di innovazione: “Insieme abbiamo pensato a dei gusti diversi, anche vicini alla loro cultura gastronomica – spiega Nello, il titolare del locale a Caserta – stiamo sperimentando, per ora abbiamo pensato a una pizza fritta dolce, con il ripieno della sfogliatella“.

Tradizioni e culture che si mischiano grazie ai ragazzi africani che hanno imparato l’arte dei pizzaioli. Il pizzaiolo casertano Nello ha visto i clienti abituarsi alla novità dei ragazzi neri in pizzeria: “Nel locale i clienti erano diffidenti all’inizio quando vedevano i ragazzi preparare le pizze. Ora invece apprezzano le loro pizze e sono diventati amici”.

 

I problemi restano

Nonostante oggi arrivi questa storia a infondere speranza, le difficoltà restano.  “Il governo – spiega Mamadou Sy, portavoce della comunità senegalese di  Caserta – deve dare un segno di aiuto. Ci sono migliaia ragazzi che hanno il permesso soggiorno umanitario ma hanno paura. Dobbiamo dare a questi giovani la possibilità di lavorare, di poter firmare un contratto a tempo indeterminato, perché le richieste ci sono. Senza permessi regolari, invece, saranno condannati a essere sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli“.