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‘Bidognettiani’ in Veneto: ecco chi è il primo sindaco arrestato per voto di scambio

Agro Aversano. I tentacoli della Camorra si erano allungati in Veneto da ben 20 anni, subentrando alla Mala del Brenta, ormai in disfacimento. Con 50 arresti, di cui 47 custodie in carcere e tre domiciliari, e undici provvedimenti interdittivi che hanno portato al sequestro di beni per 10 milioni di euro, è stata disarticolata la più grande organizzazione criminale mai registrata nella regione.

 

Tutto documentato in un’ordinanza di 1.100 pagine firmata dal Gip di Venezia Marta Paccagnella. Nella notte, dopo un’indagine congiunta della Guardia di finanza e della Polizia, guidata dal pm veneziano Roberto Terzo, è stata chiusa l’operazione ‘At Last’ coordinata dalla Dda di Venezia con la supervisione del Procuratore Bruno Cherchi. In carcere sono finiti uomini delle cosche campane che in Veneto erano giunti soprattutto da Casal di Principe, ma anche soggetti arruolati in loco, che avevano sostituito dagli anni’90 il clan messo in piedi dal ‘boss’ Felice Maniero.

Capi indiscussi nel veneziano erano Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, nato in Campania ma già nel veneziano negli anni ’90. Con loro un gruppo proveniente da Casal di Principe  come Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti e Nunzio Confuorto che hanno, nel tempo assoldato persone campane e veneziane come Girolamo Arena, Raffaele Celardo e Christian Sgnaolin. Tra gli arrestati dal blitz dell’operazione, battezzata ‘At Last’, il sindaco di Eraclea Mirco Mestre, per voto di scambio, Denis Polese, direttore di banca a Jesolo (Venezia) e il suo predecessore – indagato in stato di libertà – che garantivano conti societari, e infine Moreno Pasqual, poliziotto accusato di passare informazioni ai malavitosi.

 

 

Un’attività cominciata con il tradizionale ‘pizzo’ lungo l’asse della costiera Adriatica, da San Donà di Piave a Jesolo passando per Eraclea e fino a Caorle. I Casalesi sono riusciti ad entrare nel tessuto connettivo dell’area: prima prestando denaro a tassi usurai, poi acquisendo i beni di chi non pagava e che diventava a sua volta ‘socio in affari’. Infine allargando l’attività al traffico di armi, alle rapine e a una fitta rete di prostituzione e spaccio di droga. Un controllo così pervasivo che era arrivato a coinvolgere persino un sindaco, quello di Eraclea, Mirco Mestre, di professione avvocato, arrestato con l’accusa di voto di scambio: è il primo cittadino veneto a finire in manette perchè in odor di mafia.

 

 

Secondo gli inquirenti, la ‘Camorra in Veneto’ era comandata da Luciano Donadi e Raffaele Buonanno, giunti dalla Campania negli anni ’90, e faceva capo ai clan Bianco e Bidognetti, il cui boss Francesco è noto con il soprannome ‘ciccio e mezzanotte’. In carcere anche un direttore di banca che, invece di farsi tutelare dai carabinieri, ha scelto di finire nella rete della Camorra per recuperare la tesi di laurea che era stata rubata alla sua fidanzata; così come un poliziotto del commissariato di Jesolo, che passava informazioni al clan.

 

“Questa operazione per la prima volta ha accertato la presenza della criminalità organizzata strutturata nel territorio veneto, profondamente penetrata nel settore economico e bancario” ha detto il procuratore Bruno Cherchi. A complimentarsi per l’operazione investigativa sull’asse campano-veneto è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “vogliamo inseguire i boss e i loro sporchi affari ovunque siano” ha detto, sottolineando che “notizie di questo tipo fanno cominciare bene la giornata”. “Credo di interpretare il sentimento dei veneti – ha aggiunto il Governatore Luca Zaia – nel rivolgere un ringraziamento riconoscente a tutti gli uomini e le donne delle forze dell’ordine”. In laguna, per illustrare i risultati del blitz, è giunto anche il Procuratore nazionale antimafia Ferdinando Cafiero de Raho. “La Camorra in Veneto – ha detto – agiva esattamente come in Campania”.