Acerra. La Direzione Investigativa Antimafia lo aveva messo “nero su bianco” soltanto pochi giorni fa. Nelle stesse ore in cui veniva reso noto il dossier sulla situazione della criminalità organizzata in Italia (con un passaggio breve ma conciso anche su Acerra), Vincenzo Mariniello, ritrovava parzialmente la libertà. Il giudice aveva infatti revocato degli arresti domiciliari al quale era sottoposto da novembre in luogo dell’obbligo di dimora.
Nonostante gli ultimi provvedimenti anche le frequentazioni e i rapporti con alcuni “forestieri” sono finite nel mirino dell’attività infonvestigativa sul delitto di via Pietro Nenni. Un agguato dalle modalità mafiose, anche se il curriculum di Mariniello non era quello di un boss: per due volte assolto (l’ultima nel 2017 per l’inchiesta sulle truffe assicurative), il figlio del defunto Gennaro “o’ Cammurristiell” era finito nei guai a fine novembre in un’inchiesta sullo spaccio di droga che coinvolse, oltre a diversi giuglianesi, anche un elemento di spicco della mala acerrana. Era stato messo ai domiciliari (era una figura marginale in quell’inchiesta), dai quali era stato liberato pochi giorni prima.
Chi l’ha ucciso sapeva questo e conosceva la zona, ma non si può escludere che l’ordine sia giunto da fuori città.
La relazione Dia
I vecchi clan non ci sono più, i grossi affari legati ad appalti ed edilizia sono quasi scomparsi e i pregiudicati locali si attaccano agli affari una volta minori (usura e spaccio soprattutto) per sopravvivere. Una ricostruzione ritenuta credibile da più di un investigatore in questi anni e che diventa di fatto un punto di partenza leggendo il passaggio, alla pagina 149, in cui il dossier Dia si sofferma sulla malavita acerrana.
“Ad Acerra permane una situazione di fibrillazione tra i vari gruppi locali. Si tratta dei clan Di Buono (retto dal figlio del capo clan), Granata e Avventurato (dediti prevalentemente alle estorsioni ed allo spaccio di sostanze stupefacenti), nonché altri gruppi minori. Nell’ambito della richiamata operazione “Leviathan” è emerso che anche Acerra rientrava tra le mire espansionistiche del clan Moccia, per il tramite di un affiliato che avrebbe assunto il controllo di alcune attività illecite“ si legge nella relazione. Vicende che non hanno alcuna attinenza, al momento con quanto avvenuto ieri mattina al rione Gravina, ma che servono a delineare nello scenario in cui si muove la malavita cittadina.