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“In ogni paese c’è il paesano che comanda”: le frasi che inchiodano i parenti del boss

Macerata Campania/Portico di Caserta. Quelle frasi li inchiodano. Pure per la Corte di Cassazione c’era un collegamento chiaro tra le parole riferite alle vittime e l’ala caturanese dei Belforte. Nei giorni scorsi sono state, infatti, depositate le motivazioni con cui la seconda sezione penale della Suprema Corte ha rigettato i ricorsi presentati da Angela Alessi, Francesco Argenziano e Cosimo Petruolo, confermando la sentenza emessa nel 2017 dalla Prima Sezione della Corte di Appello di Napoli.

 

L’iter processuale

In primo grado, col rito abbreviato, furono condannati a 8 anni Angela Alessi, moglie del ras Filippo Petruolo, e a 5 anni Cosimo Petruolo, figlio della coppia. Condanna a 8 anni inflitta anche per il presunto complice, Francesco Argenziano di Portico. I giudici della Corte di Appello confermarono in toto la condanna per Petruolo junior, riformandola per gli altri due. Ad Argenziano furono inflitti 9 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione e 4600 euro di multa: agli 8 anni del primo grado andavano aggiunti infatti in continuazione i 4 anni di un’altra sentenza. Alla Alessi, invece, furono comminati 6 anni e 6 mesi di reclusione e 3600 euro di multa, ma ad entrambi vennero riconosciute le attenuanti generiche.

 

Le frasi incriminate e i riferimenti

Nel ricorso presentato alla Cassazione la Alessi e Petruolo junior hanno provato a evidenziare quella che hanno ritenuto essere un’applicazione erronea dell’articolo 7 (l’aggravante mafiosa) in quanto sarebbe insufficiente la motivazione della “piena consapevolezza delle vittime dell’ambiente di provenienza delle richiesta estorsive”, non essendo specificato il ruolo svolto da figlio e moglie del ras.

 

Gli ermellini, però, hanno ritenuto sufficiente il compendio emerso nei precedenti gradi di giudizio per confermare l’aggravante e quindi la condanna. Sotto la lente sono finite alcune frasi e una in particolare: “In ogni paese c’è il paese che comanda” che, secondo l’accusa, faceva riferimento al contributo per gli amici che stanno in carcere.

 

Le vittime

I fatti, secondo l’impianto accusatorio sostenuto in primo grado dal pm della Dda Luigi Landolfi, sono stati commessi in concorso con Francesco Argenziano, classe 1977. Le risultanze investigative hanno permesso di accertare che Francesco Argenziano effettuava le richieste estorsive su incarico di Angela Alessi, attività poi svolta da Carmine Petruolo, dopo l’arresto dello stesso Argenziano. Le vittime delle estorsioni, tra le quali un consigliere comunale, hanno confermato le accuse.

 

In alto da sinistra Argenziano, Petruolo jr e Alessi