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Giovane in coma, la decisione per i Rinaldi. La mamma di Fabio: “Persa mano, ora giustizia”

Caserta/Marcianise. “La giustizia deve essere severa”. Così aveva dichiarato la mamma di Fabio B., il 17enne ridotto in coma dopo essere stato travolto al termine da un folle inseguimento cominciato in piazza Dante a Caserta e terminato in via Retella a Capodrise, dove il diciassettenne è stato lasciato agonizzante sull’asfalto.

 

I due arrestati lunedì, padre e figlio, Giuseppe e Gianfranco Rinaldi restano ancora in cella dopo l’interrogatorio di garanzia. Confermata la misura del carcere, in attesa di una eventuale istanza al tribunale del Riesame. Il parcheggiatore abusivo conosciuto anche come “Peppe a’ tigre” e il suo erede (primo di “dieci figli” come ebbe modo di dichiarare lui stesso al programma “La Zanzara” durante un intervento radiofonico) sono accusati di tentato omicidio dopo l’ordinanza eseguita dai carabinieri della Compagnia di Marcianise, guidata dal capitano Luca D’Alessandro.

 

Il calvario di Fabio: tre interventi

Decisivo il contributo del giovane Fabio che, risvegliatosi dal coma, ha riferito ai congiunti prima ed ai militari operanti poi, che la dinamica del sinistro stradale che lo aveva visto coinvolto era tutt’altro che accidentale. Poco prima aveva avuto una lite in Caserta, in seguito alla quale i due, a bordo di un’autovettura, i due lo hanno inseguito e poi speronato all’altezza di Capodrise.

Le conseguenze per il povero Fabio sono state gravissime: scoppio di tre vertebre, la frattura del bacino in più punti, lesioni agli arti e danni tali che hanno determinato la perdita dell’uso di una mano. Da ottobre ad ora è stato sottoposto a tre operazioni.

La disperazione della madre

“E’ solo un caso che mio figlio non sia morto – ha dichiarato la mamma-. Solo dopo il coma ci ha spiegato chi lo aveva ridotto così. Se non si fosse svegliato, non avrei mai saputo il nome dell’assassino. Mio figlio è stato lasciato a terra, agonizzante, dopo essere stato travolto deliberatamente. E’ rimasto sul selciato per diverse decine di minuti. Quando è arrivato in ospedale era in fin di vita, a pochi minuti dalla morte. Ora dovrà fare i conti con i danni permanenti provocati da questa azione assurda e criminale. I medici non sono ottimisti sulle sue condizioni, dovrà sottoporsi ad una lunga rieducazione. La mia speranza è che la giustizia si riveli tale. Non vorrei che questi criminali se la cavassero in qualche modo. Devono pagare per tutto il male che hanno fatto e stanno facendo a mio figlio”.