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Passò dai maddalonesi ai Casalesi per il pizzo, 3 condanne

San Cipriano d’Aversa. Si è concluso con tre condanne il processo con rito abbreviato per le estorsioni del clan Venosa. Il gip del tribunale di Napoli ha inflitto 4 anni e 8 mesi all’ex boss Raffaele Venosa, oggi pentito; 5 anni al suo ex genero Giuseppe Verrone; 3 anni e 8 mesi al maddalonese Juri La Manna, anche lui pentito, diventato noto per il suo passaggio dalla fazione calatina dei Belforte alla storica famiglia sanciprianese dei Casalesi.

 

Juri La Manna nell’agosto 2014  cambiò clan per un “ingaggio” da mille euro da uomo libero e 500 in caso di detenzione. Cifre confermate dallo stesso Raffaele Venosa, una volta pentitosi: “A La Manna davo la somma di euro 500euro dopo il suo arresto. In precedenza davo a lui la somma di euro mille al mese. Ciò è accaduto dal suo ingresso nel gruppo fino alla data del mio arresto”. Le attività per le quali La Manna era pagato erano le estorsioni ed in particolare la riscossione delle tangenti imposte dal clan ai pusher che agivano nel loro territorio. Dunque, Venosa racconta che, prima che venisse arrestato,  La Manna percepiva lo stipendio di 1000 euro al mese trattandosi di un affiliato che era transitato dai Belforte nel clan dei Casalesi. Dopo l’arresto il ras consegnava alla moglie dell’affiliato la somma di 500 euro che venivano ritirate presso la casa del Venosa.

 

Quel primo incontro tra Raffaele Venosa e il nuovo affiliato ‘prelevato’ dai Belforte viene raccontato così dallo stesso La Manna “Voglio inoltre aggiungere che i miei rapporti con il gruppo Venosa sono ripresi e io ho operato in tale gruppo, subito dopo la scarcerazione di Venosa Rafaele, avvenuta se non sbaglio nell’agosto del 2014 dopo più di 10 anni di detenzione. In particolare io quando seppi che era stato scarcerato mi recai a salutarlo presso la sua abitazione.Il motivo di ciò è che io speravo di poter lavorare con lui anche perché avevo saputo che lui aveva intenzione di riorganizzare un gruppo con il quale commettere reati. Io mi presentai direttamente a casa facendo valere la parentela della mia famiglia con la sua famiglia e portai con me dei dolci per festeggiare tale scarcerazione. Nel corso dell‘incontro io riferii a Venosa che in quel periodo io operavo su Maddaloni e nonostante i contrasti con Michele Lombardi e le discussioni, io avrei potuto appoggiarlo sulla zona di Maddaloni. Per me che avevo iniziato a far parte del clan di Maddaloni dal 2009 era veramente un onore poter far parte del gruppo di una persona così importante nella malavita come Venosa Raffaele per tanto rimanemmo che ci saremmo sentiti nei giorni successivi e a tale scopo ci scambiammo i numeri di telefono.”

 

In questa circostanza i tre sono stati condannati tutti per estorsione: Verrone, in virtù del legame con la figlia di Venosa, si sarebbe presentato a chiedere il pizzo, per conto dell’ex suocero, invocando “un aiuto per i carcerati”.