Marcianise. Come tessere di un puzzle che sembrano andare ognuna al proprio posto. C’è il fidato autista che controlla i pusher; il ragazzo sveglio che si prende la piazza; il nipote dell’ex ras che riprende il filo con le estorsioni. Tanti pezzi di un mosaico che ha condotto la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a svelare lo scenario del ritorno in grande stile dei Quaqquaroni nelle attività illecite di Marcianise.
Un cartello che, a dire il vero, in questi anni è stato più a trazione Letizia che Piccolo, come peraltro ha avuto modo di confermare pure Giuseppe Grillo, l’ultimo dei marcianisani a decidere, a fine novembre di passare dalla parte dello Stato.
Tre i punti chiave del nuovo spaccio marcianisano: il Parco Italia, il rione Pagani e il Parco Unrra Casas, già protagonista della maxi operazione di giugno. Un’inchiesta che coinvolse molte delle figure tratteggiate da Grillo, tra i quali molti fedelissimi del ras Primo Letizia. Tra questi il collaboratore di giustizia cita Pasquale Regino che “dopo la scarcerazione di Primo Letizia nel 2013-2014 ha lavorato alle sue dirette dipendenze sia nelle attività estorsive che nel controllo delle piazze di spaccio. Fu lui ad avvicinarmi ed a dirmi che dovevo andare da Primo Letizia ma io non mi fidai”.
In quell’indagine c’è anche Amedeo Belvisto, l’autista di Primo Letizia, uomo che, a detta dello stesso Grillo, “non si è mai occupato dello spaccio ma controllava quelli che spacciavano per conto del gruppo”. Un uomo di fiducia, insomma. In quota Piccolo figura invece “Mimmuccio”, nipote di Pasquale “Rockfeller”, impegnato secondo Grillo “solo nel settore delle estorsioni per conto del clan”.
Nel riquadro Regino, Letizia e Piccolo