Casapesenna. Osservato per 24 ore su 24. La settima sezione penale della Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni con cui un mese e mezzo fa ha respinto l’istanza di Giovanni Garofalo, 45 anni, considerato un fedelissimo del clan di Michele Zagaria.
Garofalo, detenuto a Milano nel carcere di Opera, aveva presentato ricorso contro l’ordinanza già confermata dal magistrato di sorveglianza che si era opposto alla revoca dell’assegnazione in area riservata lamentando che fosse illegittima.
Garofalo ha sottolineato nel ricorso le condizioni di detenzione: il 45enne è esposto a videosorveglianza per 24 ore, anche in bagno e con la possibilità di parlare con un solo detenuto anzichè con quattro persone.
Il tribunale aveva già ravvisato come l’allocazione dell’area speciale 41bis (a partire dal 2012) fosse stata motivata dalla richiesta della Dda di Napoli con l’appartenenza alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi dell’indagato e che si tratta di una sottosezione del 41bis senza finalità punitive nè in condizioni di isolamento. Nel ricorso si è fatto riferimento anche alle condizioni di salute del detenuto, messe a rischio da tale stato di detenzione, secondo la difesa.
La Suprema Corte ha però ritenuto inammissibile il ricorso confermando tale regime carcerario.