Arienzo/Maddaloni. Il sindaco Davide Guida controbatte alle tesi di Alfonso Piscitelli in merito alla situazione ospedale Maddaloni/San Felice e fa un rapporto anche con quanto è accaduto ad Aversa Marcianise e Sessa Aurunca, strutture promosse a DEA PRIMO LIVELLO.
L’arringa del Davide
Vestendo i panni del più famoso personaggio di Collodi cerca di arrampiacarsi sugli specchi per nascondere il suo fallimento politico generale e, in particolare, per l’ospedale di Maddaloni.
In circa 4 anni, zero risultati per la tutta la Valle di Suessola.
Cosentiniano fino a qualche anno fa, si permette di parlare di ‘cattivi maestri’ e critica la gestione della precedente amministrazione regionale, dimenticandosi che, in quegli anni, quello era il suo schieramento politico. Chi è abituato ai cambi di casacca per interessi personali, “tradendo”, anche, i fautori della sua elezione, farebbe bene ad evitare di attaccare personalmente chi è stato sempre coerente.
Sono diversi anni che si parla dei 198 posti letto per gli ospedali di Maddaloni e Arienzo-San Felice e dei 5 milioni di € per la ristrutturazione dei 2 ospedali, ci diano informazioni precise di programmazioni effettive, smettendo di prendere in giro oltre 90.000 cittadini.
Abbiamo studiato il DM 70/2015 e il problema per l’ospedale di Maddaloni è proprio in questo DM.
Infatti, il danno per i cittadini di Maddaloni e della Valle di Suessola sta nel fatto che mentre l’ospedale di Maddaloni resta un ospedale con Pronto Soccorso, in pessime condizioni, gli ospedali di Aversa, Marcianise e Sessa Aurunca sono stati promossi, nel nuovo Piano Ospedaliero Regionale, a DEA di primo livello.
Un Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA) di primo livello rappresenta un’aggregazione funzionale di unità operative che mantengono la propria autonomia e responsabilità clinico-assistenziale. Tutto questo è stato attentamente omesso dal famoso personaggio di Collodi.
Confermiamo la nostra disponibilità per un tavolo istituzionale di amministratori locali e invitiamo tutti i cittadini ad unirsi alla battaglia per il nostro territorio, depredato da anni di malapolitica.