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Cene ai domiciliari e contatti con gli ex colleghi del marito, feste in cella per la D’Albenzio

Maddaloni/Casagiove. Quel primo blitz l’aveva relegata ai domiciliari. Poi, le violazioni l’avevano spedita in cella ed è lì che Emilia D’Albenzio, la moglie del carabiniere infedele Lazzaro Cioffi, ha trascorso le festività natalizie. Il 4 dicembre scorso, infatti, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare del carcere nei confronti della donna, originaria di Maddaloni.

 

Le motivazioni sono state rese note in queste ore. Il tribunale ha evidenziato che sin dal giorno successivo alla sottoposizione della prima misura cautelare, nella scorsa primavera, la D’Albenzio ha violato quasi quotidianamente il divieto imposto dall’autorità di comunicare con persone estranee ai familiari conviventi.

 

Le cene ai domiciliari e i contatti

Il 20 aprile, ad esempio, poche ore dopo il blitz che ha spalancato le porte del carcere al marito Lazzaro Cioffi, la donna ha contattato un militare in servizio prsso la stazione dei carabinieri di Castello di Cisterna, dove lavorava ha lavorato per il 27 anni il coniuge. Il carabiniere che le ricorda che ciò che sta facendo è vietato e la comunicazione si interrompe.

La donna, secondo l’accusa, aveva proseguito però a violare e prescrizioni contattando non solo i parenti ma anche un ex collega del marito e la badante del padre pure per discutere della strategia difensiva e dei colloqui tra figli e coniuge detenuto. Stando alle indagini, inoltre, la D’Albenzio riceveva amici e parenti anche a pranzo e cena, incurante del divieto impostole. In una circostanza suggerì alla figlia di recarsi nell’ufficio del padre per prendere gli effetti personali ma anche appunti o per discutere con l’ex collega del marito delle strategie difensive e dei suggerimenti da far giungere al marito.

 

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