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Ora parla (un altro) Grillo: dall’incontro con l’ex sindaco alla piazza di spaccio benedetta dal clan

Marcianise. Quando il prossimo 4 febbraio il tribunale tornerà a riunirsi per discutere le 45 posizioni degli indagati nel maxi processo Unrra Casas forse le parole di Giuseppe Grillo avranno già fatto partire lo sciame sismico tipico di ogni pentimento. La collaborazione con la giustizia di “Peppe o’ piezz”, soprannome che condivide insieme a quello storico di “Pallino”, non è da ritenere marginale solo per lo spessore pressocchè nullo del 36enne all’interno del panorama criminale marcianisano, almeno inteso come clan camorristici.

 

Il profilo

Grillo non ha infatti mai fatto parte delle diverse diramazioni del clan Belforte, ma per ragioni diverse è stato comunque toccato da due dei principali affari del clan a Marcianise: uno al vertice della piramide, riguarda gli appalti e i rapporti coi politici; l’altro, l’altro, alla base, attiene invece all’attività di spaccio di stupefacenti. Asset importanti sui quali potrà far leva fin da subito la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha già ascoltato per ben due volte Grillo dopo la sua scelta di collaborare con la giustizia, ufficializzata nell’udienza di giovedì scorso del maxi processo Unrra Casas. I verbrali con le prime parole del neo pentito sono già stati depositati.

 

Un fronte che potrebbe disegnare un profilo trasversale del nipote di Angelo Grillo, peraltro già parzialmente tracciato nella prima inchiesta che coinvolse il suo più celebre parente, quella che portò agli arresti del novembre 2013. Giuseppe Grillo ebbe un ruolo decisamente marginale in quello scandalo che fece tremare per la prima volta dalle fondamenta (non l’ultima) la sanità casertana per i legami con ambienti della criminalità organizzata, ma nel corso di quella inchiesta la Dda venne intercettato più volte.

 

“Tiene il sistema sotto”

L’episodio più significativo riguarda un incontro con l’ex sindaco di Caserta Giuseppe Gasparin, all’epoca dirigente del servizio provveditorato dell’Asl e poi condannato in via definitiva per quella vicenda nel 2016. Il già primo cittadino del capoluogo, quando se lo trovò davanti, gli chiese se lui fosse il figlio di Angelo Grillo ma lui tagliò corto: “Sono uno che fa servizi”. Per la Dda si trattava proprio del “Pallino”.

 

Un profilo che emerge anche in altri dialoghi intercettati all’interno della vettura di un parente: si discuteva di vendita di droga a Macerata (“la stanno vendendo due ragazzi di Portico”) e poi a Marcianise dove, per stessa ammissione del giovane ascoltato, c’è “Peppe o piezz….tiene il sistema sotto a Marcianise…quello poi è lui che lo dà e i ragazzi lo vendono. Stiamo tranquilli a base di questo, nessuno ci viene a rompere”.