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Belforte scrive dal carcere alla Dda: 4 col fiato sospeso. Ore decisive

Marcianise. Una lettera. Si riparte dalla missiva scritta dal boss Domenico Belforte e acquisita la settimana scorsa nel processo per l’omicidio dei Giovanna Breda e Biagio Letizia che vedrà domani una nuova udienza. Il processo in corso di svolgimento davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli vivrà nelle prossime ore un momento chiave.

 

Domani è attesa infatti la requisitoria del procuratore generale per lo stesso Domenico Belforte, il fratello Salvatore, Gennaro Buonanno, Felice Napolitano e Antimo Piccolo. Erano stati tutti assolti in primo grado, poi la Dda fece ricorso e si è andati al secondo round in Appello. Prima delle richieste dell’accusa, però, il colpo di scena: la lettera scritta dal capoclan che si accusa di quell’assassinio, avvenuto mentre era sorvegliato speciale. Una missiva che cambia di certo la posizione di Domenico Belforte, ma che non andrebbe a intaccare quella degli altri quattro imputati, tutti “scagionati” dalle parole vergate dal capoclan, ormai detenuto da 20 anni.

 

Ventuno anni di misteri

Era un sorvegliato speciale il 10 aprile 1997 quando ci fu l’assassinio: secondo la Dda il clan dei Mazzacane aveva deciso di eliminare la donna poiché ritenuta confidente dei carabinieri, mentre Letizia veniva ammazzato perché, rifiutatosi di ucciderla, stava tentando di costituire un gruppo autonomo.