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Doppio blitz per la famiglia Belforte: demolizione per moglie e fratello, sequestro nella ditta del parente

Marcianise. Continua senza sosta l’attività dei vigili urbani di Marcianise impegnati sul fronte del contrasto all’abusivismo edilizio soprattutto nelle ditte. In queste ore un nuovo blitz e un’ordinanza di demolizione hanno riguardato in particolare i parenti del boss Domenico Belforte.

 

Nella giornata di oggi gli agenti della polizia locale hanno infatti eseguito in via Clanio il sequestro di un’area all’interno della ditta del settore autotrasporti gestita dal cugino. Già nel corso di un’ispezione effettuata nei giorni scorsi i tecnici avevano ravvisato la presenza di alcuni interventi abusivi finalizzati alla realizzazione della zona destinata al parcheggio dei mezzi. Dopo la perizia l’area dove sono avvenuti gli abusi è stata sottoposta a sequestro.

 

Ordinanza di abbattimento per moglie e fratello

 

E’ giunta già l’ora dell’ordinanza di demolizione invece per l’area di via Grosseto, passata al setaccio dai vigili meno di due settimane fa. In un controllo effettuato il 20 novembre scorso nel cantiere posto alla prima traversa sinistra della strada i caschi bianchi scoprirono un’area di 1000 metri quadrati recintata con muri e barriere dove erano stati realizzati tre capannoni: uno era arredato come una casa con cucina, camera da letto e bagno; il secondo come un container adibito ad ufficio e il terzo come garage per auto e autocarri.

 

Gli interventi erano stati realizzati in assenza di qualsiasi permesso a costruire e quindi nella giornata di ieri il dirigente Gennaro Spasiano ha fatto scattare l’ordinanza di demolizione delle opere abusive. Il provvedimento deve essere notificato a cinque persone.

 

Il primo è Antonio Belforte (detto Nicola), fratello del boss e ritenuto responsabile dell’abuso e residente proprio in quella zona. Poi ci sono altri tre comproprietari, tutti imparentati col capoclan Domenico: si tratta della moglie Maria Buttone e dei suoi due fratelli Tommaso e Giuseppe Buttone, quest’ultimo recluso al carcere milanese di Opera. Entro 90 giorni dovranno provvedere alla demolizione delle opere abusive, anche se resta la carta del ricorso al Tar.