Casapesenna. Da nullatenente a imprenditore di successo. Dal conto in banca in rosso a 80 case di proprietà. Dalle difficoltà nel sostentamento alla titolarità delle società con gli investimenti nell’Est Europa. E’ impietoso il quadro che il collaboratore di giustizia Michele Barone, ex elemento di spicco degli Zagaria e cugino del sacerdote omonimo, traccia di Nicola Inquieto, ritenuto dall’Antimafia il ministro degli Esteri del cartello che fa capo all’ex primula rossa dei Casalesi.
Lo scenario è tratteggiamento all’interno dell’ultima sentenza emessa dalla prima sezione della Corte di Cassazione che ha confermato la custodia cautelare in carcere per Nicola Inquieto, imprenditore attualmente ristretto “a tempo” in Italia, dopo l’arresto in Romania.
Tra le motivazioni utilizzate dai giudici della Suprema Corte per confermare la detenzione in carcere ci sono le dichiarazioni dei pentiti e tra le più significative ci sono proprio quelle dell’ex braccio destro del boss Zagaria. Michele Barone ha riferito infatti ai giudici della Dda che Inquieto era originariamente l’autista di Zagaria Michele ed era un nullatenente, ma poi divenne ricco con attività in Romania e non faceva mistero di essere finanziato dallo Zagaria.
Gli anni d’oro di Inquieto
“Gli accertamenti bancari avevano appurato – si legge nel dispositivo – il trasferimento di somme di danaro rilevanti dall’Italia alla moglie dell’Inquieto in Romania nel periodo 2004/2005: la fonte del danaro era riconducibile allo Zagaria e, del resto, la famiglia Inquieto era di fatto nullatenente, ma, in circa un anno, costituiva un gruppo imprenditoriale edile all’estero, con successive espansioni lucrose; non tutto il danaro spostato era tracciabile, poiché l’Inquieto lo trasportava in Italia e lo consegnava personalmente a Carmine Zagaria, senza più incontri con Michele Zagaria; nell’anno 2009 l’Inquieto era divenuto proprietario di 80 appartamenti, una villa in cui viveva, un ufficio e un garage ed aveva la disponibilità di altri beni immobili, oltre ad essere il titolare di diverse società.”
Da conversazioni intercettate e verifiche bancarie erano emersi ingenti flussi di danaro che dalla Romania tornavano in Italia, ai fratelli dell’Inquieto, tra il 2006 ed il 2017; vi erano attestazioni di frequentazioni con soggetti pregiudicati legati al “clan dei casalesi”; inoltre, in alcune conversazioni intercettate nel periodo in cui Inquieto aveva problemi di separazione con la moglie, egli parlava espressamente di amicizie pericolose da rispettare in Italia e del fatto che doveva inviare loro del denaro che serviva anche al sostentamento delle famiglie di affiliati arrestati, della caratura criminale di dette persone, di precauzioni da adottare per non farsi intercettare, di consegne di denaro.