Grazzanise/Santa Maria Capua Vetere/Casal di Principe. Il pentimento di Nicola Schiavone rischia di rimescolare le carte anche nel processo sul racket del pane. Dopo l’assoluzione incassata in primo grado, infatti, questa mattina in Corte d’Appello a Napoli per l’imprenditore grazzanisano Gianni Morico sono stati chiesti 6 anni e 8 mesi.
Richieste più elevate soltanto per Nicola Del Vlillano e Vincenzo Fontana per i quali sono stati invocati 10 anni di reclusione a testa. Invocati 2 anni e 4 mesi per Mario Maio, Vincenzo Morico e Salvatore Rocco. Gli imputati sono di San Cipriano, Grazzanise, Santa Maria Capua Vetere e Cancello Arnone.
Prima della requisitoria del procuratore generale ha tenuto banco la testimonianza del neo collaboratore di giustizia Nicola Schiavone: il figlio di Sandokan ha detto di non aver mai avuto rapporti diretti col “re del pane”, ma di aver saputo dagli affiliati sammaritani che era a disposizione soprattutto per cambiare assegni. Il titolare della catena di alimentari del Casertano era stato assolto in primo grado, ma la Dda di Napoli aveva presentato ricorso contro quella decisione.