Skip to main content

Slot e clan: svolta per due, alt per gli altri parenti. Il responso

Di 17 Novembre 2018Cronaca

Maddaloni. La Cassazione ha deciso: soltanto due dei Marciano potranno tornare in libertà. E’ questo il responso della Suprema Corte dopo i ricorsi presentati l’altra settimana dai legali della famiglia maddalonese ai giudici roamni. La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti annulla l’ordinanza di custodia cautelare per Alberto e Francesco Marciano rinviando gli atti al giudice per un nuovo esame. Confermata invece la misura per gli altri per gravi indizi di colpevolezza.

 

In attesa di eventuali novità sulle misure restrittive il 5 icembre in programma l’udienza decisiva, ai fini dell’eventuale rinvio a giudizio, dopo il nulla di fatto del primo appuntamento per difetto di notifica: in attesa ci sono i tredici indagati Alberto Marciano, Davide Marciano, Francesco Marciano, Giuseppe Marciano, Michele Marciano, Pasquale Marciano, Vincenzo Marciano, Domenico Di Stasio, Antonio Mastropietro, Ciro Micillo, Giampiero Vegliante e appunto Raffaele Diana.

 

Le accuse

Secondo l’impianto accusatorio della Dda di Napoli, avvalorato dall’attività investigativa della Guardia di Finanza, il cla reinvestiva i soldi della droga, dell’usura e delle estorsioni proprio nel fruttuoso mercato delle slot. Nel corso dell’operazione i finanzieri hanno anche sequestrato 130 slot in 22 bar e locali. Il capostipite dei Marciano, il 66enne Vincenzo, oggi unico indagato a piede libero, nel marzo 2016 subì la confisca di prevenzione di beni e della sua società di slot machine per un valore totale di 5 milioni di euro.

 

Nonostante i sigilli e l’amministrazione giudiziaria cui fu sottoposta la sua società, è emerso dall’inchiesta, l’anziano imprenditore, con l’aiuto dei sei figli Davide, Francesco, Giuseppe, Michele, Pasquale e Alberto, ha continuato ad essere monopolista a Maddaloni nel settore della distribuzione delle macchinette mangiasoldi. Ad incastrare i Marciano sono state le dichiarazioni di tre pentiti: Michele Lombardi, Michele Farina e Juri La Manna.