Marcianise. Da due ore è in atto un incendio all’interno della Lea, l’azienda sequestrata dalla Guardia di Finanza due settimane fa. In fiamme i rifiuti accumulati nel capannone: il danno ambientale, in attesa della fine dell’intervento, è enorme.
Il commento del sindaco Velardi
“Dalle 6 di stamattina si sta incendiando un capannone ricolmo di rifiuti nella zona industriale di Marcianise. Si tratta del capannone della Lea, l’azienda da me chiusa e successivamente sequestrata dalla magistratura. È un grande disastro ambientale.
Stanno bruciando tonnellate e tonnellate di rifiuti, ammassate nel capannone cui recentemente erano stati apposti i sigilli dopo che avevo sollevato il caso quest’estate piantando all’esterno un ombrellone per protestare contro un’insopportabile puzza.
Sul posto ci sono quattro squadre dei vigili del fuoco di diversi distaccamenti della provincia di Caserta, altre due sono in arrivo da Napoli. Ci avviamo a vivere una giornata drammatica: il fumo rischia di avvolgere la città.
È un grande disastro ambientale, più di quanto si possa immaginare. È una drammatica sconfitta per tutti quelli che cercano di difendere l’ambiente, non solo a Marcianise.”
Il caso Lea: dalla chiusura al sequestro in 2 mesi
Una gestione dei rifiuti irregolare e pericolosa per la salute dei cittadini: è quanto accertato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere a carico di una società, la Lea srl, che gestisce nella zona Asi di Marcianise, nel Casertano, un impianto per lo stoccaggio e il recupero dei rifiuti. Oggi la Guardia di Finanza ha sequestrato lo stabilimento e anche i camion della società che trasportavano rifiuti, da cui, è emerso, fuoriusciva il pericoloso percolato, il liquido tossico prodotto dalla frazione umida.
Il sequestro, disposto dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è scattato perché i titolari dell’azienda, indagati per il reato di smaltimento abusivo dei rifiuti, non hanno attuato le prescrizioni imposte dalla Procura nel luglio scorso, quando un sopralluogo della locale Polizia Municipale e dell’Arpac aveva portato alla luce numerose irregolarità nella gestione dell’immondizia, trovando un quantitativo di rifiuti superiore a quello consentito alla società ed individuando perdite di percolato dai rifiuti umidi presenti, con il concreto pericolo che il liquido finisse nel sottosuolo e quindi nelle falde acquifere.
Per giorni lo stesso sindaco Antonello Velardi si era piazzato su una sdraio di fronte all’ingresso dell’azienda per protestare contro il cattivo odore provocato dai rifiuti accumulati all’interno, arrivando poi a firmare il 12 luglio l’ordinanza di sospensione dell’attività. L’azienda non ha però provveduto a smaltire i cumuli di immondizia