CASAL DI PRINCIPE. La Dia aveva anticipato la faida tra Schiavone e bidognettiani che sta tenendo in allarme gli investigatori dell’agro aversano e non solo. Nell’ultima relazione, resa nota nei giorni scorsi, la Direzione Investigativa Antimafia aveva evidenziato la centralità dello spaccio nelle attività illecite delle storiche famiglie casalesi, sublimata dal ritorno a Casal di Principe dopo la lunga detenzione di Emanuele Libero Schiavone.
“Costituisce novità rispetto al passato la maggiore rilevanzaattribuitaal mercato degli stupefacenti, superando una tradizionale ritrosia dei CASALESI verso tale settore. Il traffico di droga, infatti, ha assunto un ruolo significativo tra le fonti di guadagno del clan, mediante l’apertura di numerose piazze di spaccio nel territorio dell’agro-aversano con il controllo affidato a ciascun capo zona ovvero realizzato da terzi dietro compenso al sodalizio.”
“Risulta ormaiampiamente documentata, inoltre, la particolare vocazione imprenditoriale del cartello dei CASALESI rispetto ad altre organizzazioni criminali campane, attuata mediante il reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche e l’infltrazione negli appalti di sevizi tramite condotte corruttive e collusive con funzionari pubblici, grazie all’elevata capacità dell’organizzazione criminale di creare reti di relazioni con esponenti del mondo imprenditoriale ed amministratori locali”.