CASTEL VOLTURNO/NAPOLI/SAN CIPRIANO D’AVERSA/MONDRAGONE. Figura anche una 25enne, Anna Varlese, tra le 18 persone arrestate dai carabinieri di Caserta nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla DDA di Napoli che ha consentito di sgominare un’associazione per delinquere che favoriva, attraverso finti matrimoni, l’ingresso e la permanenza sul territorio italiano di stranieri clandestini e irregolari.
Per la donna, nata a Napoli, il gip ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari. Nel giugno della scorso anno venne arrestata insieme con un calciatore napoletano che ha giocato nelle fila di alcune squadre di calcio di serie D e del campionato Eccellenza a Zurigo: nelle loro valigie, infatti, le forze dell’ordine scoprirono un ingente quantitativo di eroina, ben 20 chilogrammi, che erano destinati in Olanda.
Da Milano alla Campania
“Se vieni adesso tengono pronta la ragazza, non ti preoccupare ci mettiamo d’accordo. Mi conoscono tutti da Milano a Napoli”. E’ così che “zia Maria”, la 61enne Matilde Macciocchi finita in carcere nell’ambito di un’indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina della Dda di Napoli, risponde nel settembre del 2019 ad un immigrato marocchino che la contatta.
“Un mio amico vuole matrimonio capito? “ dice esplicitamente lo straniero. E’ nelle intercettazioni, nonostante ad un certo punto gli indagati inizino ad usare per cautela un linguaggio criptico e a ridurre le conversazioni, che i carabinieri della Compagnia di Caserta hanno trovato le prove dei matrimoni di comodo organizzati dal gruppo capeggiato da “zia Maria”.
La telefonata con le istruzioni
In un’altra telefonata intercettata, la Macciocchi “istruisce” uno straniero che ha appena avuto un bimbo garantendogli che ora avrà “subito il permesso. Sei papà di un bimbo italiano nato in Italia, hai capito? Facciamo bordello questa volta”.
L’immigrato, che dimora in Lombardia, ricorda poi a Zia Maria di un ragazza da far sposare al cugino. “Dammi una ragazza qui a Milano e il resto ci penso io”, quindi chiude: “ma se non ha fatto nulla io ho qui un amico a Milano che fa tutto lui”. Ancora più esplicita un’altra telefonata tra zia Maria e un altro immigrato. “Porta qualcosa per i testimoni – si raccomanda la donna – porta qualcosa di soldi, porta qualcosa per il Comune che facciamo controllo e tutto, domani chiudiamo”.