Aversa. Nell’area aversana si torna a parlare di sfruttamento del lavoro agricolo dopo una vasta operazione condotta dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Lavoro, con il supporto del Gruppo carabinieri di Aversa. Nella mattinata odierna, infatti, i militari hanno eseguito una misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli Nord su richiesta della Procura, che ha disposto gli arresti domiciliari per un imprenditore agricolo, per la moglie e per un cittadino indiano, e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un secondo cittadino indiano.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro plurigravato e violenza e minacce finalizzate a costringere le vittime a commettere reati. Un impianto accusatorio pesante, che poggia su un periodo di indagini iniziato tra febbraio e luglio 2024 e sviluppato sulla base di numerose testimonianze rese da lavoratori extracomunitari. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i lavoratori indiani – impiegati nella coltivazione, raccolta e vendita di ortaggi – sarebbero stati reclutati approfittando del loro stato di necessità e poi costretti a operare in condizioni disumane.
Dalle indagini emerge un quadro inquietante: i braccianti sarebbero stati trasportati sui campi stipati nei furgoni, privi delle minime condizioni di sicurezza e costretti a iniziare le giornate senza alcuna tutela. Una volta al lavoro, venivano continuamente controllati, minacciati, intimiditi e sottoposti a ritmi estenuanti che raggiungevano anche le 14 ore quotidiane. Il compenso? Appena 2,70 euro l’ora, senza giorni di riposo, con un’unica breve pausa concessa solo al raggiungimento della “quota di raccolta”.
In caso di malattia o necessità, nessuna possibilità di assentarsi: ogni tentativo di rallentare la produzione sarebbe stato seguito da minacce di non essere più assunti o addirittura da pressioni legate al danneggiamento dei prodotti raccolti. A peggiorare ulteriormente la situazione, c’erano le condizioni meteorologiche avverse a cui i lavoratori venivano esposti, costretti a ripararsi sotto buste di plastica in assenza di qualunque struttura adeguata.
Alcuni testimoni avrebbero inoltre raccontato di essere stati obbligati a pernottare nei campi, dormendo in baracche o ripari di fortuna, con scarsa igiene e in contesti insalubri a causa dell’utilizzo di pesticidi nocivi. Una situazione che costringeva gli operai a restare per giorni lontani dalle loro famiglie.
Solo grazie ai controlli e alle successive segnalazioni è stato possibile ricostruire il livello di sfruttamento. L’attività investigativa ha permesso anche di individuare i mezzi utilizzati per il trasporto dei lavoratori – quattro furgoni – che sono stati sequestrati insieme a una somma di denaro pari a 542.934,56 euro, ritenuta profitto dell’attività illecita.
L’operazione si inserisce nel più ampio programma di contrasto al caporalato, portato avanti anche grazie al contributo dell’Ispettorato del Lavoro, dell’OIM e del progetto A.L.T. Caporalato D.U.E., volto alla tutela dei lavoratori migranti vulnerabili.
Al momento l’imprenditore agricolo e la moglie sono agli arresti domiciliari, mentre i due cittadini indiani risultano irreperibili. Le indagini proseguono per chiarire l’intera rete di responsabilità e verificare se altri lavoratori siano stati vittime dello stesso sistema di sfruttamento.