Maxi rete di falsi incidenti: 49 indagati tra avvocati, medici e testimoni “fantasma”

MADDALONI/VALLE DI SUESSOLA. Una vasta indagine coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 49 persone, accusate – a vario titolo – di associazione per delinquere, truffa aggravata, falsificazione di documenti, indebita percezione di fondi pubblici e autor riciclaggio.
Secondo gli inquirenti, si sarebbe trattato di un vero e proprio sistema strutturato di falsi incidenti stradali creato per ottenere indebiti risarcimenti dalle compagnie assicurative.

Al centro del presunto meccanismo ci sarebbero professionisti, faccendieri e falsi testimoni: un avvocato, due medici di base, persone incaricate di simulare le collisioni e altri soggetti reclutati per attestare dinamiche mai avvenute.
Il sostituto procuratore Iolanda Gaudino, titolare del fascicolo, avrebbe ricostruito un quadro in cui il gruppo garantiva guadagni economici e vantaggi fiscali attraverso pratiche e certificazioni completamente fittizie.

L’attività del sodalizio si sarebbe concentrata prevalentemente tra Maddaloni e alcune aree della provincia di Benevento, nel periodo compreso tra la fine del 2020 e il 2022.
A guidare l’organizzazione, nel territorio casertano, ci sarebbero stati Biagio Barbaro e l’avvocato Francesco D’Addio, quest’ultimo con studio a Maddaloni: entrambi avrebbero gestito il coordinamento degli altri membri, individuato i veicoli da utilizzare nelle simulazioni, fornito gli spazi per le finte visite mediche e predisposto la documentazione necessaria, dai certificati ai referti sanitari creati ad hoc.

D’Addio, inoltre, avrebbe elaborato le strategie giudiziarie utili a sostenere le richieste di risarcimento nei contenziosi legati ai sinistri fasulli.

Tra i medici coinvolti figurano Giovanna Liguori e Giovanni Fontarella, con studi tra Maddaloni e Arienzo: secondo gli investigatori avrebbero certificato lesioni mai subite. Liguori è inoltre la moglie di un ex giudice di pace già sfiorato da un’inchiesta analoga, conclusa però a suo favore.

Un’altra parte del sistema era dedicata ai cosiddetti “fantocci”, persone reclutate per dichiarare il falso sulla dinamica degli incidenti mai avvenuti, fornendo testimonianze e mezzi utili a rendere credibile la messa in scena.

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