Detenuto si ferisce in aula per denunciare le condizioni del carcere: “Trattatemi da uomo”

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Attimi di forte tensione si sono registrati nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove un detenuto ha inscenato un gesto autolesionistico per denunciare le condizioni in cui vive dietro le sbarre. Protagonista è Vincenzo C., 38 anni, originario di Santa Maria, attualmente ristretto nel carcere di Carinola.

La scena si è verificata al termine dell’udienza presso la seconda sezione penale, presieduta dal giudice Antonio Riccio. L’uomo era comparso per un procedimento relativo a minacce e, una volta concluso il dibattimento, ha improvvisamente estratto un oggetto affilato, procurandosi tagli al polso sinistro. Il sangue che ha iniziato a colare ha generato panico tra i presenti, rendendo necessario l’immediato intervento dei carabinieri in servizio al palazzo di giustizia.

Secondo quanto emerso, Vincenzo avrebbe deciso di ferirsi per richiamare l’attenzione sulle condizioni in cui sostiene di vivere in carcere: celle fredde e prive di riscaldamento, docce con acqua ghiacciata, servizi igienici in stato precario e persino uno spazio della sala colloqui improvvisato come cella disciplinare per mancanza di locali idonei. L’uomo ha anche riferito di essere stato vittima di aggressioni da parte di altri detenuti, ritorsioni dovute alla storia giudiziaria del fratello.

A tentare di riportare la calma sono stati gli agenti della polizia penitenziaria, insieme alla direttrice del carcere di Santa Maria, presente in tribunale per caso, che ha cercato di dialogare con lui in attesa dell’arrivo del magistrato di sorveglianza, Marco Puglia.

Davanti al magistrato, Vincenzo ha espresso tutto il suo disagio: “Voglio essere trattato da essere umano. Ho sbagliato e sto pagando, ma non merito condizioni disumane”. Dopo aver ricevuto medicazioni al pronto soccorso di Marcianise, è stato disposto il suo trasferimento in un’altra struttura.

L’episodio riaccende l’attenzione sulle criticità del sistema penitenziario, spesso denunciate ma raramente ascoltate.

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