NAZIONALE – L’Ape sociale è una misura che consente ad alcune categorie di lavoratori in condizioni di svantaggio di lasciare il lavoro prima del raggiungimento dei requisiti ordinari per la pensione. Per il 2025 è ancora possibile presentare domanda, ma solo fino al 30 novembre, in quella che rappresenta l’ultima finestra utile dell’anno. Si tratta però di una finestra “tardiva”: le precedenti, chiuse il 31 marzo e il 15 luglio, erano quelle principali e garantivano priorità nell’accesso ai fondi. Le domande inoltrate in questa ultima fase saranno valutate solo se ci saranno risorse ancora disponibili.
La misura, confermata anche per il 2026, può essere richiesta da chi ha almeno 63 anni e cinque mesi di età e 30 anni di contributi. In alcune situazioni specifiche il requisito contributivo sale a 32 o 36 anni. L’Ape consiste in un assegno mensile erogato fino al raggiungimento della pensione piena; non è una pensione anticipata, ma un sostegno temporaneo.
I beneficiari rientrano in quattro categorie principali. La prima comprende i caregiver, ovvero chi assiste da almeno sei mesi un familiare con disabilità grave, e le persone con invalidità civile pari o superiore al 74%, entrambe con almeno 30 anni di contributi. La seconda categoria riguarda chi svolge mansioni gravose, come docenti della scuola primaria, tecnici sanitari, addetti ai magazzini, operatori della sanità e molte professioni manuali specializzate. Per loro il requisito è di 36 anni di contributi, insieme a un periodo minimo di lavoro nelle mansioni usuranti (sette anni negli ultimi dieci o sei negli ultimi sette).
La terza categoria è quella dei disoccupati a seguito di licenziamento, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale o scadenza del contratto. Per accedere servono 30 anni di contributi, almeno 18 mesi di lavoro dipendente negli ultimi tre anni e il completamento dell’intero periodo di disoccupazione spettante. Alcune categorie, come gli operai edili e i ceramisti, possono accedere con 32 anni di contributi. Per le donne lavoratrici è prevista una riduzione contributiva di un anno per figlio, fino a un massimo di due anni.
L’Ape sociale non è compatibile con pensioni dirette né con attività di lavoro continuative; è permesso solo il lavoro autonomo occasionale entro 5.000 euro annui. Per ottenerla servono due domande telematiche all’INPS: una per il riconoscimento dei requisiti e una per l’assegno. L’importo massimo è di 1.500 euro mensili, non rivalutati.
La scadenza del 30 novembre rappresenta, quindi, un’ultima possibilità per accedere alla misura, pur senza la certezza che i fondi residui bastino a soddisfare tutte le richieste.