Minacce a don Patriciello, a giudizio l’uomo del proiettile

Caivano/Orta di Atella. Il Tribunale di Napoli ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Vittorio De Luca, già sottoposto agli arresti domiciliari, accusato di una lunga serie di atti intimidatori e minacciosi nei confronti di don Maurizio Patriciello, parroco del rione Parco Verde di Caivano, figura simbolo della lotta alle illegalità nel territorio.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, tra il 2022 e il settembre 2025 De Luca avrebbe messo in atto condotte reiterate idonee a generare nel sacerdote un costante stato di ansia e turbamento. Le contestazioni comprendono episodi ripetuti: appostamenti fuori dalla parrocchia, frasi allusive e offensive, comportamenti molesti durante le celebrazioni religiose e la comparsa di scritte intimidatorie contro il personale di scorta assegnato al prete.

Tra gli episodi più gravi vi è quello del 30 giugno 2025, quando l’indagato si sarebbe avvicinato al sacerdote facendo riferimento all’omicidio di don Peppe Diana, pronunciando frasi che, secondo gli inquirenti, avevano un chiaro intento minaccioso. Ancora più allarmante quanto accaduto il 28 settembre 2025, quando durante la messa De Luca avrebbe consegnato al parroco un involucro contenente un proiettile calibro 9×19 mm, successivamente sequestrato dalla Polizia di Stato.

Il quadro accusatorio è aggravato dall’ipotesi di aver agito favorendo gli interessi del clan Ciccarelli, egemone nella zona di Caivano. La Procura ritiene che il comportamento dell’imputato abbia indirettamente rafforzato l’azione del sodalizio criminale, storicamente ostile all’impegno civile del parroco contro la camorra.

Il Giudice per le indagini preliminari, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e non essendo venute meno le esigenze cautelari, ha fissato l’udienza per il 22 gennaio 2026 davanti al Tribunale di Napoli Nord. L’imputato potrà chiedere il rito abbreviato o accedere ai programmi di giustizia riparativa, mentre la difesa potrà depositare liste testi ed eventuali memorie.

La vicenda riporta al centro dell’attenzione il delicato contesto del Parco Verde e la necessità di garantire sicurezza a chi combatte quotidianamente l’oppressione camorristica.

 

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