MONDRAGONE. Mario Camasso e Michele Degli Schiavi dovranno comparire nuovamente davanti ai giudici. La quinta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, presieduta da Ginevra Abbamondi, li attende a metà novembre per il nuovo giudizio relativo all’uccisione di Giovanni Invito, avvenuta a Mondragone il 17 ottobre 2007.
La Procura ha infatti deciso di contestare la sentenza del 23 gennaio 2024 con cui la Corte d’Assise — presieduta dal giudice Roberto Donatiello, con Honoré Dessì a latere — aveva assolto entrambi gli imputati. Il sostituto procuratore Armando Bosso ha impugnato il verdetto, sostenendo che i giudici di primo grado avrebbero interpretato in modo errato alcune prove emerse durante il processo.
In particolare, per il pm non sarebbero state adeguatamente considerate le testimonianze raccolte nel dibattimento, né il contenuto delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Inoltre, secondo Bosso, la Corte avrebbe valutato come “strumentali” le dichiarazioni rese da Antonio Invito e ritenuto contraddittori i racconti di altri testi, come Pietro Cascarino e Achille Pagliuca, senza approfondire adeguatamente il quadro complessivo. Da qui la richiesta di una nuova valutazione e di una rideterminazione della pena.
Nella requisitoria, il pm aveva chiesto 25 anni di reclusione per ciascuno degli imputati, sostenendo che l’esecuzione di Invito fosse stata pianificata in anticipo. Secondo la ricostruzione accusatoria, quella sera — intorno alle 23, in via Duca degli Abruzzi — due persone su uno scooter Sh si sarebbero avvicinate alla vittima e avrebbero sparato cinque colpi ravvicinati, uccidendolo. Subito dopo il delitto, Camasso e Degli Schiavi furono indicati come responsabili, ma l’inchiesta iniziale non portò a sviluppi concreti per mancanza di elementi sufficienti.
Le indagini furono però riaperte nel 2020 dai carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone, fino ai nuovi arresti eseguiti lo scorso luglio. A