Fratelli uccisi davanti al bar, 2 nei guai

CASAL DI PRINCIPE. A distanza di oltre ventisei anni dal brutale agguato costato la vita ai fratelli Pietro e Vincenzo Aversano, arriva il verdetto del tribunale di Napoli. Il giudice per l’udienza preliminare Visco ha riconosciuto la responsabilità di due imputati nel processo celebrato con rito abbreviato: ergastolo per Alessandro Cirillo e 12 anni di reclusione per Domenico Bidognetti, oggi collaboratore di giustizia.

La decisione del giudice

La sentenza è stata emessa nella giornata odierna, chiudendo un capitolo giudiziario legato a uno degli episodi più sanguinosi della faida che, alla fine degli anni ’90, sconvolse Casal di Principe. Oltre alle pene detentive, il gup ha imposto a Cirillo e Bidognetti anche il versamento di risarcimenti in favore dei familiari delle vittime, costituiti parte civile tramite l’avvocato Paolo Palleschi. Le provvisionali stabilite oscillano tra 20mila e 40mila euro.

Sono invece stati assolti gli altri imputati originariamente coinvolti: Mario e Francesco Cavaliere e Giuseppe Dell’Aversano.

Il fatto di sangue

Il duplice assassinio risale al 27 aprile 1999, quando un commando armato intercettò i due fratelli nei pressi di un bar di Casal di Principe, aprendo il fuoco senza lasciare scampo. Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero della DDA di Napoli, Graziella Arlomede, l’ordine di colpire sarebbe partito proprio da Domenico Bidognetti, mentre Cirillo e altri componenti del gruppo avrebbero partecipato all’azione.

La matrice del delitto

Per gli investigatori, quel raid si inseriva nella violenta contrapposizione tra la fazione dei Bidognetti e il gruppo capeggiato da Salvatore Cantiello, detto Carusiello. I killer avrebbero mirato a eliminare Pietro Aversano, considerato vicino ai rivali. Il fratello Vincenzo, presente per caso, sarebbe stato ammazzato solo perché si trovò accanto alla vittima designata.

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