
AGGIORNAMENTO. Nella vicenda arresti Comune Santa Maria a Vico risulta indagato a piede libero anche un ex carabiniere, all’epoca dei fatti in servizio presso la caserma di Santa Maria a Vico, si tratta Adolfo Molaro, andato in pensione un anno e mezzo fa.
L’accusa è rivelazione di segreti di ufficio: secondo quanto ricostruito dalla Dda di Napoli, e messo in atto dal gip che ha vergato l’ordinanza, avrebbe rivelato al sindaco Pirozzi l’esistenza di indagini sulla compravendita di voti che coinvolgeva Veronica Biondo e il ras Mimmariello Nuzzo. L’ex carabiniere avrebbe inoltre detto a Nuzzo l’esistenza di esposti inerenti accordi illeciti tra esponenti della criminalità organizzata, Pirozzi e candidati consiglieri comunali nella lista a lui collegata.
Santa Maria a Vico. Nella mattinata odierna, in Santa Maria a Vico, ufficiali ed agenti della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caserta – Compagnia di Marcianise hanno dato esecuzione un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari nei confronti di n. 6 indagati, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta di questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia.
I nomi
Andrea Pirozzi, sindaco
Veronica Biondo, vicesindaco
Giuseppe Nuzzo, consigliere comunale
Marcantonio Ferrara ex assessore comunale, poi dimissionario
Domenico Nuzzo alias Mimmariello pluripregiudicato e già detenuto
Raffaele Piscitelli alias ‘o Cervinaro pluripregiudicato e già detenuto
Gli indagati a piede libero
Clemente De Lucia classe 65 via Appia SMav
Gennaro Iannone classe 71 via San Marco
Adolfo Molaro classe 64 Cervinara
Vincenzo Morgillo classe 81 via Nazionale
Pasqualina Nuzzo classe 68 via Chiesa SMav
Carmine Sepe classe 80 Portici
Caterina Taverna classe 74, via San Marco
Le accuse
Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di scambio elettorale politico mafioso; induzione indebita a dare o promettere utilità; rilevazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
In ordine alla contestazione di scambio elettorale politico mafioso, si evidenzia che le indagini hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra esponenti dell’amministrazione comunale del Comune di Santa Maria a Vico (CE) e alcuni soggetti pregiudicati per reati di tipo mafioso, ritenuti esponenti del clan MASSARO operante in quel territorio.
Le indagini eseguite nel periodo vicino all’approssimarsi delle elezioni comunali del settembre 2020, facevano emergere, in una prima fase, l’interesse di esponenti della criminalità organizzata per la gestione dell’appalto riguardante l’ampliamento del cimitero comunale di S. Maria a Vico.
Successivamente emergeva un più ampio quadro di rapporti tra i fiancheggiatori dei due soggetti con precedenti penali e alcuni candidati alle elezioni comunali finalizzati al perseguimento di interessi economico-criminali ottenibili in seguito alla rielezione di tali amministratori pubblici.
Dalle attività d’intercettazione emergevano elementi che davano conto di una precisa e già calcolata pianificazione della distribuzione dei voti da parte della suindicata compagine criminale.
La mole di voti disponibili era tale da consentire una convergenza, non solo in favore di candidati di riferimento, ma, addirittura, verso un candidato della lista avversaria, ciò al fine di consentire a quest’ultimo di permanere nella carica di consigliere provinciale.
In più occasioni, il referente della fazione criminale in indagine preannunciava l’esito delle elezioni, ai candidati al Consiglio Comunale, anche in ordine alle cariche che poi gli stessi avrebbero rivestito.
Nel periodo successivo alle elezioni si palesavano i rilevanti interessi economico-criminali che il gruppo camorristico in indagine avrebbe tentato di perseguire attraverso la connivenza degli amministratori comunali fatti eleggere.
Impianto di cremazione
Tra i principali interessi emersi dai risultati delle attività di indagine si segnalano l’intenzione di realizzare un impianto di cremazione di defunti attiguo al cimitero comunale con affidamento della gestione servizio ad una nuova società della quale uno dei due soggetti ritenuto affiliato all’organizzazione camorristica sarebbe diventato socio occulto.
A questi primari interessi se ne affiancavano altri che avrebbero rappresentato delle sicure fonti di guadagno per i soggetti in indagine.
Il chiosco e un’area fiera
Tra questi, vi sarebbe stata la riassegnazione in favore di familiari di uno dei due soggetti con precedenti penali per associazione per delinquere di tipo mafioso della concessione comunale per la gestione di un chiosco-bar ubicato nella frazione di San Marco della città di S. Maria a Vico per il quale, tra l’altro, non si sarebbe proceduto alla riscossione di canoni pregressi non versati e all’abbattimento del chiosco risultato gravato da rilevanti abusivi edilizi.
Altra fonte di proventi avrebbe dovuto riguardare la gestione di un’area fieristica la realizzazione prevedeva l’emanazione di un apposito regolamento comunale per il quale si sarebbero attivati alcuni esponenti del Consiglio Comunale coinvolti nelle indagini. cui Infine, dalle attività investigative emergevano, altresi, gravi indizi anche con riferimento ad un’ipotesi relativa alle pressioni effettuate sul legale rappresentante di una società aggiudicataria di un appalto comunale per ottenere l’assunzione di un fiancheggiatore e referente di uno dei due soggetti con precedenti penali per associazione di tipo mafioso. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva. VIDEO

