Non tangente ma riparazione, processo di riparazione per l’ex sindaco

 

TEVEROLA. Nuovo capitolo giudiziario per l’ex sindaco Dario Di Matteo, assolto da tempo dalle accuse di corruzione legate alla gestione dei rifiuti, ma rimasto in carcere per due settimane nel 2017.

La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello di Napoli che aveva rigettato la domanda di risarcimento per ingiusta detenzione. Ora il caso torna davanti ai giudici partenopei per un nuovo processo.

 

L’ex primo cittadino era finito al centro di un’indagine che ruotava intorno agli appalti per l’igiene urbana affidati alla società Dhi dell’imprenditore Alberto Di Nardi. All’epoca, gli inquirenti ipotizzarono che Di Matteo avesse favorito una proroga del contratto di gestione in cambio di un tornaconto personale. A fondamento dell’accusa, un’intercettazione del dicembre 2015, nella quale l’ex sindaco avrebbe pronunciato la frase: “Almeno duemila euro me li devi dare”.

 

Quella conversazione fu interpretata come una richiesta di mazzetta, ma il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel 2020, lo assolse con formula piena, chiarendo che il presunto compenso era in realtà un contributo legato a una campagna ambientale promossa dal Comune, e prevista nel contratto di servizio con la Dhi. Nessuna tangente, dunque, ma una sponsorizzazione regolare destinata a iniziative di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata.

 

Nonostante l’assoluzione, la Corte d’Appello aveva rifiutato l’equa riparazione, sostenendo che la posizione processuale di Di Matteo non giustificasse il risarcimento. La Cassazione, invece, ha ribaltato quella tesi: secondo i giudici supremi, le motivazioni adottate dai colleghi napoletani contrastano con gli atti del processo penale, e pertanto la vicenda deve essere riesaminata.

 

La Suprema Corte ha così ordinato il rinvio a nuovo giudizio, che dovrà stabilire se all’ex sindaco spetti o meno un indennizzo per i 14 giorni trascorsi ingiustamente in carcere. La decisione è stata assunta a settembre e le motivazioni sono state depositate solo di recente, restituendo a Di Matteo la possibilità di ottenere un riconoscimento formale dopo anni di battaglie giudiziarie e di ferite personali e politiche ancora aperte.

 

 

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