Maddaloni/Aversa/Casagiove. Dopo quindici anni dall’assassinio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, il caso entra finalmente nel vivo. Al centro del procedimento, due nomi noti anche nel Casertano: il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, originario di Aversa, e il brigadiere Lazzaro Cioffi, casagiovese e maddalonese d’adozione, accusati – insieme ad altri imputati – di essere coinvolti, a vario titolo, nell’omicidio del “sindaco pescatore”.
Ieri, davanti al Gup Giovanni Rossi, si è svolta una lunga udienza dedicata all’ammissione delle parti civili. Il giudice ha accolto quindici richieste, tra cui quelle del Consiglio dei Ministri, dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, della Regione Campania, della Provincia di Salerno, del Comune di Pollica e di diverse associazioni, tra cui Libera, Polis e Avviso Pubblico.
È stata invece esclusa la Fondazione Angelo Vassallo, guidata dal fratello Dario, in quanto nata dopo i fatti e quindi non legittimata a costituirsi secondo i criteri di legge. «Non ci sorprendiamo – ha commentato Dario Vassallo – l’importante è che in questo processo ci sia lo Stato: la Fondazione è solo una foglia, lo Stato è l’albero».
Il giudice ha invece ammesso la costituzione del Partito Democratico campano, riconoscendo il legame diretto di Vassallo con il partito, e anche quella di Bruno Humberto Damiani, detto “il brasiliano”, per anni unico indagato del delitto e ritenuto oggi parte lesa.
Dal fronte della difesa, la linea è chiara. I legali di Cagnazzo e Cioffi contestano l’impostazione dell’accusa e parlano di un processo che rischia di avere «una connotazione più politica che giudiziaria». Entrambi i militari respingono ogni addebito e si preparano a una battaglia legale che, dopo anni di attesa, potrebbe finalmente restituire giustizia e verità su uno degli omicidi più dolorosi del Sud Italia.