MARCIANISE/MADDALONI. La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al nuovo tentativo difensivo dell’imprenditore di Marcianise Angelo Grillo, rigettando il ricorso con cui chiedeva di ottenere il riconoscimento del reato continuato e una conseguente riduzione della pena complessiva.
L’uomo d’affari, figura nota nel settore delle imprese di pulizia operanti per l’Asl di Caserta, è ormai detenuto in via definitiva dopo due condanne distinte per omicidio pluriaggravato, pronunciate in processi diversi: il primo per l’uccisione di Vincenzo Passarelli, avvenuta a Caserta il 27 gennaio 1998, e il secondo per l’assassinio di Angelo Cortese, compiuto a Maddaloni il 15 settembre 2006. In totale, Grillo sta scontando trent’anni di reclusione.
La sua difesa aveva chiesto che i due delitti venissero considerati parte di un unico disegno criminoso, così da unificare le pene. Tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli, già con un’ordinanza dell’8 novembre 2024, aveva respinto la richiesta. Contro quella decisione Grillo aveva proposto ricorso, ma anche la Quinta Sezione Penale della Cassazione, con una sentenza emessa a fine ottobre e resa pubblica in questi giorni, ha confermato integralmente la decisione dei giudici partenopei, giudicando infondate le motivazioni addotte.
Secondo quanto si legge nella pronuncia, il legame tra Grillo e il clan Belforte – basato su un patto di protezione e su una percentuale degli appalti in cambio di tutela contro estorsioni e concorrenza – non prova la presenza di un’unica strategia criminale originaria. I magistrati hanno infatti sottolineato come l’omicidio Cortese, affiliato al gruppo rivale Piccolo-Letizia, fosse maturato in un contesto completamente diverso, quasi nove anni dopo il primo delitto, e rispondesse a logiche interne di potere e vendetta del clan Belforte. Diverso invece il movente dell’eliminazione di Passarelli, punito per aver tentato di inserirsi nel sistema degli appalti legato all’imprenditore.