MADDALONI/SAN MARCO EVANGELISTA. Un padre disperato, la promessa di un impiego sicuro per il figlio e migliaia di euro finiti nelle mani sbagliate. È la storia finita davanti al giudice monocratico Antonio Riccio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove quattro persone sono accusate di truffa in concorso per aver promesso un inesistente posto di lavoro in una fabbrica di San Marco Evangelista.
A testimoniare in aula è stato il padre del giovane 28enne di Maddaloni, che ha versato complessivamente 8.500 euro nella speranza di vedere il figlio assunto. “Conoscevo Massimo Letizia perché mio figlio me ne aveva parlato come di una persona in grado di aiutarci”, ha raccontato l’uomo. “Mi assicuravano che non dovevo preoccuparmi, che mio figlio sarebbe entrato presto a lavorare”.
I versamenti, secondo il racconto, si sono susseguiti tra giugno e dicembre 2020, in diverse tranche: somme consegnate a Caserta e Maddaloni, persino per ottenere un presunto certificato medico a Torre Annunziata. “Ogni volta – ha detto – mi dicevano che servivano per fare regali o sistemare le pratiche. Mi fidavo, perché sembravano sicuri di quello che dicevano”.
Per rendere credibile l’inganno, ai truffatori bastava poco: documenti di assunzione falsi e la promessa, confermata anche da un titolare di autoscuola casertana, che l’assunzione sarebbe arrivata “entro l’anno”. Solo dopo mesi di attesa e promesse mai mantenute, il padre ha compreso la realtà: “Quando ho chiesto indietro i soldi, mi dissero di aspettare marzo. Ho capito che mi stavano solo prendendo in giro”.
Sotto processo ci sono Massimo Letizia, 55 anni, Alfonso Letizia, 31, Nicola Vassallo, 53, e Roberto Gagliardi, 50, tutti accusati di aver messo in piedi un raggiro ben orchestrato. Secondo la Procura, il gruppo avrebbe approfittato della buona fede del padre e del desiderio del figlio di trovare un lavoro stabile, costruendo una fitta rete di menzogne e falsi documenti.
Il procedimento riprenderà ad aprile, quando verranno ascoltati il titolare dell’autoscuola e altri testimoni dell’accusa.