CASAL DI PRINCIPE/CAPUA. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, diretta dal procuratore Pierpaolo Bruni, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di venti persone. Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero orchestrato un articolato schema di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato, attraverso l’emissione di false fatture, crediti d’imposta inesistenti e operazioni di riciclaggio, per un importo complessivo stimato in oltre 26 milioni di euro.
L’atto, firmato dal sostituto procuratore Vincenzo Quaranta, è l’esito di una lunga attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Capua. Gli investigatori hanno ricostruito un complesso meccanismo basato sull’uso di società “fantasma” create con il solo scopo di generare documentazione contabile fittizia utile a produrre crediti fiscali mai realmente maturati.
L’inchiesta ha preso avvio da un controllo dell’Agenzia delle Entrate di Caserta sulla società Maioris C&C, sospettata di essere una “cartiera”. Gli accertamenti hanno svelato una serie di crediti d’imposta legati a investimenti nel Mezzogiorno e in ricerca e sviluppo, ritenuti privi di fondamento.
Da quel momento, sotto il coordinamento della Procura, le Fiamme Gialle del comando provinciale di Caserta – guidate dal colonnello Nicola Sportelli – hanno condotto indagini approfondite, analizzando conti bancari e intercettazioni che avrebbero rivelato un vasto sistema di operazioni simulate.
Al centro della presunta frode ci sarebbe, secondo la ricostruzione accusatoria, Luca Cacciapuoti, 41 anni, di Cancello ed Arnone. Attraverso una rete di società intestate a prestanome – tra cui Ciquadro Srls, Service Doc Srls, Oshiri Technology e L.C. Elaboration – sarebbero stati generati falsi crediti fiscali riconducibili a investimenti e brevetti mai concretamente sviluppati.
Il sistema si basava sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti, cessioni simulate di rami d’azienda e contratti fittizi di compravendita di brevetti, utili a gonfiare i bilanci e a ottenere agevolazioni fiscali indebite.
Tra gli sviluppi dell’indagine figura anche un presunto episodio di riciclaggio, collegato all’acquisto di un immobile a Cancello ed Arnone, del valore di circa 157mila euro, formalmente intestato ad Adriana Gagliardi, compagna di Cacciapuoti.
Secondo gli inquirenti, l’acquisto sarebbe stato finanziato con denaro proveniente dalle attività illecite. Inoltre, sarebbero emerse percezioni indebite di contributi pubblici e indennità legate ai decreti “Rilancio”, “Sostegni” e “Sostegni bis”.
Oltre a Cacciapuoti, risultano indagati: Donato Amato, Francesco Barra, Cira Cesarano, Giuseppe Cimmino, Antonio Compagna, Maurizio Conte, Francesco Corvino, Raffaele D’Abrosca, Simone Di Maio, Adriana Gagliardi, Apollonia Lanna, Francesco Saverio Lanzaro, Nadia Lunghi, Matilde Maisto, Daniele Messino, Pasquale Rainone, Giuliano Russo, Valeria Sisti e Antonio Vigliotta.
Con la chiusura delle indagini, gli indagati potranno chiedere di essere interrogati o depositare memorie difensive prima che il pubblico ministero valuti l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Come previsto dalla legge, tutti gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva.