Casal di Principe/Aversa. Una rete complessa e ben organizzata, fondata su documenti falsificati, dichiarazioni gonfiate e crediti d’imposta inventati, è stata smascherata dalla Procura di Napoli Nord, che ha concluso un’indagine durata oltre due anni.
Il fascicolo, coordinato dal sostituto procuratore Giovanni Corona e condotto insieme alla Guardia di Finanza e all’Agenzia delle Entrate, coinvolge 215 persone accusate di truffa aggravata ai danni dello Stato per l’uso illecito dei bonus edilizi e di altri incentivi fiscali.
Secondo quanto emerso, i sospettati avrebbero messo in piedi un colossale sistema di creazione e cessione di crediti falsi relativi a lavori mai eseguiti e ad affitti di immobili inesistenti. Il fenomeno riguarda in particolare le province di Caserta e Napoli, dove sarebbero state aperte società di comodo e partite Iva fasulle per simulare cantieri e spese di ristrutturazione mai sostenute.
Molte di queste imprese non avevano alcuna attività reale e alcune risultavano addirittura evasori totali. I presunti crediti venivano trasmessi all’Agenzia delle Entrate come certificati anche senza fatture o bonifici, e in diversi casi le ditte operavano in settori del tutto estranei all’edilizia, come la ristorazione o la nautica.
Tra gli indagati figura Raffaele Arrichiello, 52 anni, di Casal di Principe, che avrebbe prodotto falsi crediti per oltre 28 milioni di euro. Accuse simili anche per Vincenzo Aprea, 30 anni, di Napoli, con 12,6 milioni di euro dichiarati, nonostante rappresentasse un’azienda di commercio auto priva di redditività.
Cifre milionarie anche per Benedetto Averna, 46 anni, di Milano (7,3 milioni), Salvatore Diana, 46 anni, di Casal di Principe (3,5 milioni), e Salvatore Badami, 52 anni, di Bolognetta, presunto autore di una frode da 10,6 milioni. Secondo gli inquirenti, il metodo era sempre lo stesso: dichiarare opere mai realizzate, generare crediti fittizi, cederli a società o intermediari compiacenti e infine monetizzare il tutto, causando un danno enorme alle casse pubbliche.
Il contesto dell’emergenza pandemica e la rapidità con cui furono introdotti i bonus avrebbero reso più facile per i truffatori agire indisturbati.
L’indagine ha inoltre individuato frodi anche su incentivi minori, come il bonus affitti, usato per locazioni inesistenti. Tra i coinvolti risultano anche cittadini stranieri e persone già note alle forze dell’ordine per reati di droga e rapine. In diversi casi, le società risultavano intestate a prestanome, incaricati solo di agevolare il giro illecito in cambio di compensi modesti.
Gli indagati restano tutti innocenti fino a sentenza definitiva, mentre il magistrato Corona dovrà ora decidere per chi chiedere il rinvio a giudizio.
Questo caso si inserisce in un quadro nazionale allarmante: secondo il Ministero dell’Economia, nel 2024 le frodi sui bonus edilizi hanno superato i 13 miliardi di euro, trasformando una misura nata per rilanciare l’edilizia e la transizione ecologica in un enorme terreno di speculazioni e truffe.
La Procura di Napoli Nord intende ora far luce su quello che potrebbe essere il più grande scandalo fiscale degli ultimi vent’anni, una rete che intreccia finanza, burocrazia e criminalità, con gravi ripercussioni economiche e sociali.