CASERTA. Si allarga lo scandalo legato al concorso “truccato” per entrare nella Guardia di Finanza: sono 46 le persone rinviate a giudizio, tra cui figurano due candidati del Casertano, accusati di aver partecipato a un sistema di sostituzioni e falsi documenti per superare le prove d’ingresso del 2019 alla Scuola ispettori e soprintendenti delle Fiamme Gialle dell’Aquila. Lo riferisce il Centro.
La decisione è arrivata al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Marco Billi, che ha disposto un solo proscioglimento e una condanna a otto mesi per un imputato che aveva scelto il rito abbreviato. Tutti gli altri dovranno comparire davanti al Tribunale dell’Aquila il 14 maggio 2026.
Secondo l’accusa, coordinata dal pm Stefano Gallo, diversi aspiranti marescialli – provenienti in gran parte da Napoli, Benevento e Caserta – si sarebbero fatti sostituire da “controfigure” durante i test d’ingresso. Il sistema, ricostruito dopo mesi di indagini, avrebbe permesso ai candidati di ottenere punteggi più alti in cambio di compensi economici.
Tra i reati contestati figurano truffa ai danni dello Stato, sostituzione di persona, falsificazione di documenti e introduzione con l’inganno in luogo militare. Una pratica che, secondo la Procura, avrebbe alterato la regolarità del concorso e danneggiato l’immagine stessa della Guardia di Finanza.
Le Fiamme Gialle e il Ministero dell’Economia si sono costituiti parte civile, chiedendo un risarcimento non solo per il danno economico, ma soprattutto per quello d’immagine, vista la gravità di un episodio che rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Intanto, alcuni legali degli imputati contestano la sussistenza dei reati: secondo la difesa, non vi sarebbe stata alcuna intrusione ai fini di sicurezza militare, ma solo un illecito di natura concorsuale da valutare caso per caso.