NAZIONALE – Nuovo capitolo nella lotta alla pirateria digitale. Dopo le maxi-sanzioni comminate dalla Guardia di Finanza nel 2024, DAZN ha deciso di passare dalle parole ai fatti: le circa 2.000 persone multate nell’ambito dell’operazione antipirateria dello scorso anno stanno ricevendo lettere ufficiali dalla piattaforma streaming, con una richiesta di risarcimento extragiudiziale di 500 euro.
La vicenda parte dalle sanzioni amministrative di 141 euro previste dalla legge per chi aveva fruito illegalmente di contenuti sportivi tramite piattaforme pirata. Ma la storia non si è chiusa lì.
A settembre scorso, DAZN e Sky, riconosciute come parti lese nell’indagine, avevano formalmente chiesto all’autorità giudiziaria la lista dei trasgressori per poter intraprendere azioni risarcitorie indipendenti. La lista è stata consegnata e ora i diretti interessati stanno ricevendo la lettera della società.
Nel documento, DAZN propone una conciliazione volontaria: versando 500 euro entro sette giorni, l’utente può chiudere la questione “extragiudizialmente”, impegnandosi formalmente a non reiterare comportamenti illeciti.
Chi non aderisce all’accordo, viene avvertito, rischia azioni legali e richieste di risarcimento ben più elevate.
Il CEO di DAZN, Stefano Azzi, aveva già annunciato mesi fa la volontà di perseguire chi ha usufruito dei contenuti senza abbonamento, parlando di risarcimenti equivalenti a circa dieci anni di abbonamento regolare.
L’iniziativa di DAZN rappresenta un precedente significativo nella battaglia contro la visione illegale di eventi sportivi in streaming.
La piattaforma vuole lanciare un messaggio chiaro: la pirateria non è un “reato minore” ma un danno economico concreto, che colpisce non solo le emittenti ma anche l’intero settore dello sport professionistico.
Chi decide di non pagare i 500 euro richiesti potrebbe trovarsi coinvolto in azioni civili per risarcimento danni, con importi potenzialmente molto più elevati, oltre alle spese legali. Non si esclude che, in caso di cause collettive, vengano richiesti importi equivalenti a diversi anni di abbonamento regolare, come anticipato dallo stesso Azzi.